24 maggio 2016

LA BRUTTA BESTIA









Il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra contro l'Impero austro-ungarico,in quella che fu una delle più grandi tragedie della storia dell'umanità.Su di essa,sulla Grande Guerra,la cultura italiana produsse,in tempi diversi,diversi modi di sentire gli accadimenti di quei giorni.Come Carlo Emilio Gadda,ad esempio,che scrisse "Giornale di guerra e di prigionia – Diario di Caporetto",nel quale riportò il suo personale diario dal fronte di guerra dal 24 agosto 1915 al 31 dicembre 1919.Gadda,arruolato volontario nel 1915,era un interventista convinto.Ed era del tipo di interventista ideologico,quello che andava addirittura oltre il nazionalismo;interventismo fatto di un astratto amore per la guerra,ingenuo,ma irresponsabile:tipico di buona parte della borghesia intellettuale italiana di quegli anni,affascinata dalla retorica dannunziana e dall’affabulazione futurista,ma anche dal nazionalismo più duro,dalle suggestioni irredentiste:che tanto fece per contribuire alla sciagurata partecipazione al conflitto,che sarebbe costata mezzo milione di morti al paese.In realtà nel suo "Giornale",Gadda raccoglie più che altro i suoi umori che non sembrano aver molto a che fare con la retorica dell’interventismo dannunziano o l’autentico slancio risorgimentale di un Cesare Battisti.

E' stato sempre difficile,per la cultura italiana,parlare in forma di romanzo o di film della “grande guerra” in Italia,considerato materiale retorico per il fascismo,come profonda frattura della memoria difficilmente componibile per le forze progressiste che dominano la cultura italiana del dopo seconda guerra mondiale.E' infatti solo del 1959 il primo film che ne affronta con un sorriso beffardo il senso di “inutile strage”."La Grande Guerra" di Mario Monicelli,vede protagonisti i due volti più noti del cinema italiano:Vittorio Gassman e Alberto Sordi,rispettivamente il fante milanese Giovanni Busacca e il fante romano Oreste Jacovacci. Arruolati a forza nonostante i comici bluff,i due fanno vivere per la prima volta sul grande schermo il dramma della trincea e nonostante la codardia s’immolano convintamente contro il nemico.Nel film viene pure detto di tutta l'incapacità dei comandi militari italiani,ancora legati agli schemi classici delle guerre ottocentesche e perciò del tutto impreparati al nuovo modo di condurre le battaglie.Proprio da qui derivarono i massacri di tanti giovani mandati al macello fuori le trincee carniche per ordini assurdi ed insensati.Tra i libri è ancora da ricordare "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu,uscito nel 1937,in pieno ventennio,senza troppa fortuna proprio perché contrastava la retorica fascista sulla prima guerra mondiale.Lussu, sottoufficiale dell’eroica Brigata Sassari nel ’15-‘18,interventista liberaldemocratico vicino a Salvemini, compone senza concedere nulla all’emotività un diario dal fronte in cui emerge la crudeltà della sadica disciplina militare e il sacrificio continuo di uomini per assalti alla baionetta alla luce del giorno e sotto le mitragliatrici austriache.Da questo gioiello letterario Francesco Rosi trarrà un film altrettanto misconosciuto nel 1970:"Uomini Contro".Un pamphlet politico crudo,con un’impostazione pacifista e il tratteggio robusto del senso di rivolta alla disciplina militare quasi fosse la metafora della lotta di classe per un appartenente al PCI come all’epoca era Rosi. Per altri vent’anni però lo sguardo sulla “grande guerra” si rispegne.Sarà uno dei più importanti registi italiani,Ermanno Olmi,con "Torneranno i prati",a ricordare l’insensatezza del conflitto con una chiosa lasciata recitare ad un pastore dopo la ritirata dei soldati:“La guerra è una brutta bestia che gira il mondo e non si ferma mai”.Come aveva ragione(purtroppo)il pastore.

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