11 maggio 2016

NOI LIBERALI







Di Giovanni Malagodi rimane soprattutto il ricordo della sua fierezza dell'essere liberale.Nonostante tutto,nonostante le sue scelte politiche che produssero contrasti profondi nel Pli,non si può che ringraziarlo per le idee e i valori di libertà che ha insegnato ai liberali.Ma in fondo anche il Paese,oltre che i liberali,deve qualcosa a questo spirito liberale.Gli deve un "grazie" per non essere stato uomo di parte ma un vero statista,come un vero liberale deve essere:portatore di idee,giudizi,valori diretti ad una laica difesa delle istituzioni.Giovanni Malagodi fece scoprire al Pli il "piacere" ed il valore etico-politico dell'opposizione senza appiattimenti e sottomissioni alle lusinghe del potere,in un Paese da decenni spaccato tra il governo-Stato e le opposizioni-antistato.Da uomo convintamente liberale respinse con decisione,quasi con sdegno,la proposta di una "Grande Destra",di un'alleanza,cioè,con l'Msi almirantiano.Figuriamoci.Proprio lui,orgoglioso come era della superiorità etica e morale del liberalismo.Malagodi seppe contrastare il capostipite dei boiardi di Stato,quell'ing. Mattei,ancora oggi tanto celebrato dalla cultura statalista e centralista italiana.Allo stesso modo avversò,in una coerente logica liberale,le scelte di pianificazione economica del centrosinistra appena nato:la collettivizzazione dell'agricoltura,la nazionalizzazione dell'energia elettrica, la creazione delle Regioni(con lungimiranza vide in esse un aggravio della spesa pubblica,oltre che una fonte di corruzione del sistema politico italiano).E poi ancora fu contro il monopolio dell'informazione radiotelevisiva e contro l'assistenzialismo come filosofia di governo e pratica di sottogoverno.E poi le sue battaglie laiche,come quella a favore della legge sul divorzio,proposta dal liberale Baslini.Si potrà non essere d'accordo con le sue scelte politiche,giudicate da alcuni troppo conservatrici,fino a quando la linea del PLI subì un cambiamento con Valerio Zanone,ma i liberali devono molto a Giovanni Malagodi.Gli devono l'idea ed il valore della moralità della politica.Perchè fece capire che per un liberale non è mai inutile impegnarsi e combattere anche quando la vittoria è lontana.Ed ai tanti,ai troppi che oggi si vantano di essere liberali,bisognerebbe  ricordare che per essere veri liberali bisogna rinunciare a prebende clientelari,alle lusinghe del potere.E proprio in questi giorni nei quali un banditesco sistema bancario rovina individui,imprese e famiglie,bisognerebbe ricodare proprio gli insegnamenti di Malagodi,che fu il più grande allievo e collaboratore di Raffaele Mattioli. Per Malagodi c'è un'etica e una moralità anche nell'economia,in una logica di solidarietà e aiuto alle famiglie e di incoraggiamento all'iniziativa economica privata.Da lui i  liberali italiani hanno appreso una passione culturale e civile di respiro internazionale.E' vero.Giovanni Malagodi,come capita a chi ha un forte spessore politico e culturale,ha avuto forti critiche proprio dai liberali per le sue scelte conservatrici.E nell'intento di ribattere a chi in realtà osteggiava il liberalismo in anni a tratti drammatici,ha compiuto valutazioni discusse e discutibili.Il Pli si trovò appoggiato soprattutto da chi era influenzabile dalla paura,qualunquisti e conservatori.Che lo lasciarono non appena si accorsero che il Pli di Malagodi non era dei loro e non era disposto né a puntellare un potere discutibile né a fomentare avventure.Nel 1953 l'ala sinistra dei Villabruna e dei Pannella lasciò il Pli accusando Malagodi di conservatorismo.Sembrerà strano ma si potrebbe dire che Giovanni Malagodi non era un liberale conservatore,almeno nel senso stretto del termine.Emblematico del suo modo d'essere lo scontro avuto nell'ottobre 1989 al Municipio di Parigi,al ricevimento ufficiale di Chirac,allora sindaco, per i congressisti di Liberal International.Al saluto di Chirac "Tutti noi liberali",Malagodi replicò con durezza con un secco:"voi conservatori,NOI liberali".Liberali come Einaudi,come Croce,comeMalagodi,appunto.

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