11 aprile 2015

PROBLEMA DI LIBERTA'





Per la prima volta in Italia un paziente ha ricevuto un organo per trapianto da un donatore “samaritano”,cioè da una persona che gratuitamente è stata disposta a donare in vita un suo organo senza sapere a chi fosse diretto.
La vicenda come è comprensibile,ha dato luogo a molteplici discussioni,innescando nuove polemiche su un argomento da sempre controverso come quello della bioetica.
La donazione "samaritana" è così chiamata in relazione alla parabola del Buon samaritano,nella quale il "soccorritore" ignora l’identità della vittima dei briganti,che lui generosamente salva e di cui si prende cura.
Qui,però,c'è qualcosa di diverso.E non necessariamente di generosità cristiana si deve parlare.Il problema non è più semplicemente etico o bioetico,ma diventa un problema bio-giuridico. Quando si è di fronte ad una donazione samaritana,c'è da tener conto che entriamo in un campo delicatissimo:quello del possibile commercio clandestino di organi,che vengono venduti e comprati,sotto la maschera di donazione samaritana.Un campo nel quale non sono da escludere possibili infiltrazioni della malavita organizzata.  
C'è poi un altro problema,e cioè la verifica giuridica dell’autenticità della donazione samaritana,perché per "fare" qualcosa c'è bisogno di un’autorizzazione di legge e per il rilascio di questa autorizzazione la legge deve fare un accertamento della sussistenza di determinati presupposti.Nel caso della "samaritana" il presupposto è l’accertamento della gratuità della donazione e l’assenza di un commercio illecito.Accertamento non certo agevole,come è facilmente comprensibile.
C'è poi un altro problema.Nel caso della donazione samaritana ci si trova di fronte alla necessità di stabilire dei criteri di priorità.E il criterio di priorità è(dovrebbe essere)quello della compatibilità.Sostanzialmente l’idea del donatore samaritano non è l’idea di donare il sangue o donare il midollo osseo,nel senso che,donandolo,poi il sangue viene immagazzinato e conservato per quando serve.Nella "samaritana" la questione è diversa:in essa un problema fondamentale è quello della "tipizzazione" del soggetto che si offre per donare un rene:viene identificato qual'è il suo gruppo sanguigno e tutte le caratteristiche necessarie per classificare dal punto di vista istologico un organo;queste informazioni entrano in una banca dati.Quindi i dati dell'organo,non ancora rimosso,vengono "archiviati"creandosi,così,una sorta di "schedatura".

Notevoli problemi,quindi,nella gestione etica,giuridica e scientifica della donazione samaritana.
In questo delicatissimo campo non si potranno mai trovare risposte certe,assolute,decisive. Forse,però,la "samaritana"dovrebbe essere riservata soltanto a casi eccezionali.E forse sul piano metodologico sarebbe più opportuno utilizzare i mezzi “normali”,cioè la donazione "post-mortem"con un assenso fatto in vita dal donatore:è così che si realizza veramente il concetto di "dono" che diventa tale nel momento in cui il soggetto è morto,proprio perché in questo caso l’aspetto di "bontà" del "samaritano" appare senza dubbio tale quando c'è una volontà libera del donatore.A differenza della donazione "samaritana" fatta cioè in vita,che potrebbe essere condizionata da uno stato di indigenza o comunque di necessità del donatore.
Notevoli problematicità,come si vede.Ma anche biologici,giuridici,economici.E di libertà.Come è ovvio ogni qualvolta si tratta di libertà di scelta e di espressione della propria volontà da parte dell'individuo.Senza nessuna intromissione di etica e,tantomeno,di Stato Etico.
  



("Il Buon Samaritano".Dipinto di Giuseppe Maria Crespi : 1665-1747)


       


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