16 aprile 2012

IL CAMPIONATO DELLA VITA

Lutto nel calcio, chi era Piermario Morosini
I campi,gli stadi,i tifosi sono gli stessi.Lo sport lo stesso:il calcio.Il più ricco degli sport.Eppure quante diversità all'interno di questo mondo.Quante storie diverse.Quante azioni all'interno di questo sport,nei campi nei quali questo gioco si svolge.Già.Azioni.Ma non azioni di gioco,di passaggi,di schemi,di pressing.No.Tutt'altro.Perchè diverse sono le azioni che si giocano su di un campo di calcio,e diverse le regole che si stabiliscono nei sottopassaggi del mondo del calcio.
E così durante un pomeriggio di calcio rimani angosciato e terrorizzato,nel vedere il termine dei 25 anni di Piermario Morosini,i 25 anni di un ragazzo che si spezzano e si spengono davanti alla panchina della sua squadra.Mentre correva,mentre aspettava un passaggio,mentre guardava il cielo sopra lo stadio di Pescara,mentre sognava di giocare in stadi più grandi e più importanti.E mentre cercava,almeno per 90 minuti,di non pensare alle angosce della sua esistenza ai drammi (tanti) della sua vita.Un padre ed una madre che se ne erano andati quando  lui era appena arrivato all'adoloscenza.Correre,correre dietro una palla anche per non pensare ai drammi dei suoi due fratelli entrambi disabili,uno dei quali la vita da poco se la era tolta,forse perchè quella non-vita non accettava più.Ma anche a lui,anche a Piermario che cercava,rincorrendo per 90 minuti un pallone,di trovare una nuova e diversa vita,anche a lui la vita gli si è negata.Lo ha lasciato lì,sul terreno dello stadio di Pescara.Con i suoi sogni infranti,con le sue speranze.Tra la disperazione dei suoi compagni della sua stessa età.
E poi c'è un altro "altro" calcio.Giocato anche quello da ragazzi dell'età di Piermario.Ma giocato in altri posti e in altri luoghi.Con altre "regole" e solo per finta giocato dentro uno stadio di calcio.Regole oscure.Un calcio giocato al buio.Senza i riflettori di uno stadio accesi.Un calcio e delle partite finite sempre con la maglietta "sporca".Partite giocate sempre fuori,sempre "in trasferta".Fuori dallo stadio della propria coscienza,fuori da qualsiasi sentimento,fuori dalle proprie anime ma dentro le sterminate praterie del danaro.E sempre la stessa partita è stata giocata da questi altri giocatori.Con la stessa squadra.Con lo stesso "schema",con lo stesso "modulo".E sempre insieme alla squadra degli "zingari".
E se ora Piermario Morosini non giocherà mai più,adesso anche noi possiamo capire che a vincere è stato solo lui,che aveva accettato (in silenzio) le regole più dure:le regole della vita.

2 commenti:

Julia ha detto...

Hai scritto davvero un bel post che dà un senso a quello che sembra non averne più..
Ciao Clem
Julia

Clem ha detto...

Grazie Julia.Un caro saluto
Clem