Ed arriva un altro 25 aprile.Di nuovo e ancora un 25 aprile.Con la solita,vuota,formale,esausta retorica di valori (resistenza,antifascismo,lotta partigiana e bla,bla) sui quali tanta,troppa gente ha "campato" politicamente.Valori,peraltro,non più avvertiti in maniera viva e partecipata dalla gente costretta ad affrontare,piuttosto e quotidianamente,la grave emergenza lavorativa ed economica.Ancora e di nuovo un 25 aprile.Che "alcuni" rivendicano solo ed esclusivamente come "proprio" .Che solo "alcuni" ritengono di avere il diritto di festeggiare e ricordare.Estromettendo con la violenza,come già accaduto negli anni scorsi,chi pure partigiano non comunista è stato,chi ad altri lidi politici appartenne/appartiene.
Ma c'è anche chi ha saputo dire cose diverse.Da sinistra e da uomo di sinistra ha saputo dire cose diverse e raccontare un' "altra" verità.Come Giampaolo Pansa,ad esempio,con il suo libro "Il sangue dei vinti".Dopo la pubblicazione il libro provocò molte e furiose polemiche proprio a sinistra.Forse perchè raccontava verità sgradite alla sinistra italiana.A quella di allora,a quella di oggi.Esso,infatti, racconta delle esecuzioni e dei crimini compiuti da ex partigiani comunisti proprio dopo il 25 aprile 1945,a Liberazione oramai compiuta,verso fascisti veri o presunti tali o antifascisti non comunisti.
Il libro è uno squarcio sulla dolente realtà di quegli anni,fatta di violenze e di sangue,costellato di dolorose umiliazioni e sopraffazioni,processi sommari ed omicidi esemplari, sino a raggiungere la dimensione di vere e proprie stragi.Ne fecero le spese indifferentemente fascisti e personaggi accusati di essere spie o collaborazionisti,giovani e ragazzini.Inseguiti a fucilate e assassinati.Giovani ausiliarie delle milizie fasciste umiliate e disumanizzate,rasate a zero e trascinate come bestie nelle pubbliche piazze,esposte al pubblico dileggio cui,a volte,seguiva un'esecuzione sommaria.Violenze, razzie, torture, stupri ed omicidi giungevano a colpire anche chi era solo sospettato di un qualche rapporto di famiglia con i fascisti,per poi allargarsi a colpire piccoli industriali e proprietari terrieri,sacerdoti, e persino partigiani bianchi e cattolici.Finita la guerra,ne iniziò una seconda,una guerra civile sotterranea e clandestina effettuata,soprattutto nel famigerato "triangolo rosso" emiliano,da settori del PCI contro quelli che erano ritenuti dei nemici di classe.
Ma i morti non erano rossi o bianchi,fascisti od antifascisti.repubblichini o partigiani.Erano italiani molti dei quali avevano combattuto il fascismo.Con il pensiero o con le armi.Come italiani sono quelli che vorrebbero partecipare alle manifestazioni ed ai cortei del 25 aprile ma dai quali,è facile prevederlo,saranno cacciati.Perchè il 25 aprile aprile appartiene solo ad "alcuni".Ed allora a questi "alcuni" sarebbe bene ricordare quanto scriveva il comunista Cesare Pavese ne: "La casa in collina":
Ma i morti non erano rossi o bianchi,fascisti od antifascisti.repubblichini o partigiani.Erano italiani molti dei quali avevano combattuto il fascismo.Con il pensiero o con le armi.Come italiani sono quelli che vorrebbero partecipare alle manifestazioni ed ai cortei del 25 aprile ma dai quali,è facile prevederlo,saranno cacciati.Perchè il 25 aprile aprile appartiene solo ad "alcuni".Ed allora a questi "alcuni" sarebbe bene ricordare quanto scriveva il comunista Cesare Pavese ne: "La casa in collina":
(.....) ho visto i morti sconosciuti, i morti repubblichini.Sono questi che mi hanno svegliato.Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo avesse sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l'ha sparso.Guardare certi morti è umiliante.Non sono più faccenda altrui; non ci si sente capitati sul posto per caso.Si ha l'impressione che lo stesso destino che ha messo a terra quei corpi, tenga noialtri inchiodati a vedere, a riempircene gli occhi.Non è paura, non è la solita viltà.Ci si sente umiliati perché si capisce - si tocca con gli occhi - che al posto dei morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato.Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.
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