30 marzo 2012

IMPRATICABILITA' DI STATO


Gran partita di "Champion Leauge" quella di mercoledì allo stadio S.Siro di Milano:Milan-Barcellona.Zero a zero alla fine.Ma ennesima sconfitta agli occhi d'Europa.Perchè qualche giorno dopo il Barcellona ha presentato una denuncia formale alla Uefa per lo stato del campo di S.Siro.Il club catalano ha lamentato il disastroso stato del campo di gioco dello stadio.E adesso l'Uefa chiederà spiegazioni al Milan.Un terreno impraticabile dunque,un terreno inidoneo ad ospitare una partita di calcio.Ma il fatto è che i termini "impraticabile", "inidoneo" non sono limitati al campo sportivo.Perchè lo stato del terreno di S.Siro rappresenta simbolicamente lo stato dello Stato italiano.L'impraticabilità,l'inidoneità,l'incapacità di questo Paese a dare risposte a ciò che chiede una società mutata,ad una economia globalizzata,a nuovi assetti politici,demografici,culturali che i nostri giorni propongono ed impongono.
Riforme.Ecco quello di cui l'Italia ha bisogno.Riforme.Ed in quantità industriali,per giunta.Parafrasando McCarthy ben si può dire che il nostro è un paese per vecchi.Perchè è un  paese vecchio.Perchè vecchia è una Costituzione buona per un modello di società e per una economia di 60 anni fa.Una Costituzione con meccanismi di funzionamento macchinosi e farraginosi,quando difronte hai un mondo che altro è diventato dal 1948.Un Paese vecchio.Perchè vecchie sono le sue Istituzioni parruccone:Presidenza della Repubblica, Governo,Parlamento,Enti Locali,vertici dell'Amministrazione Giudiziaria (Corte Costituzionale e di Cassazione).Tutti organismi che nelle loro intersecazioni funzionali sembrano fatte apposta per diminuire gli spazi di libertà,di autonomia,di capacità di intrapresa dell'individuo.Ed ancora e certamente non può dirsi moderno e dinamico un sistema economico-industriale capace di agire solo sulla base di salvataggi e sussidi statali,salvo poi utilizzare questi finanziamenti in opache manovre finanziarie,bancarie ed editoriali.
In quella indimenticabile pagina dei "Promessi Sposi" il buon Don Abbondio si chiedeva,perchè non lo conosceva,chi fosse Carneade.E del pari e analogamente,può forse dirsi che l'Italia conosca le parole "liberalizzazioni", "privatizzazioni"?Vedendo quello che è successo negli ultimi mesi,assistendo alle furibonde e scomposte reazioni delle tante corporazioni italiane di tassisti,autotraporatatori,farmacisti,notai,avvocati difronte a timidissimi tentativi del Governo Monti di apportare modificazioni e cambiamenti in ciascuna di quelle categorie non può certo darsi una risposta positiva.E ancora.Mai,nella maniera più assoluta mai,si è potuto mettere mano a "quella" riforma.Alla riforma delle riforme.Quella della Giustizia.Per "responsabilizzare" finalmente Giudici "irresponsabili".Per far rimanere nella loro "competenza territoriale" una magistratura che tutti gli altri poteri dello Stato,da quello legislativo a quello esecutivo,ha di fatto soppiantato e sostituito negli ultimi 20 anni.E per finalmente interrompere il circuito perverso magistratura-politica-stampa.
Riforme.E ancora riforme.Di quelle ha bisogno questo nostro Paese.Per ridare dignità e sicurezza all'individuo quando "diventa" paziente,quando "diventa" carcerato.Quando "diventa" pensionato.Quando è senza lavoro e nuove politiche del lavoro non ci sono.Quando semplicemente è individuo,ma i suoi diritti di individuo vede negati.Il guaio è,però,che queste Riforme dovrebbe farle una politica che non sa (e non vuole) nemmeno autoriformarsi.Una politica di affari,affarismi e malaffare e che se davvero fosse P-olitica dovrebbe cedere potere e privilegi,benefici e vantaggi.Figuriamoci.....forse il campo di S.Siro tornerà ad essere praticabile.Quest'Italia senza riforme sicuramente no.

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