30 settembre 2025

50 ANNI DA QUEL "VOLO"





50 anni fa usciva nelle sale cinematografiche il film "Qualcuno volò sul nido del cuculo", (One Flew Over the Cuckoo’s Nest)una pellicola che ebbe uno straordinario successo presso il pubblico e nella critica,tanto da vincere i 5 Premi Oscar più importanti(miglior film,miglior regia a Milos Forman, miglior attore a Jack Nicholson ,miglior attrice a Louise Fletcher, miglior sceneggiatura).

Il titolo del film può apparire strano,ma non è nient'altro che la metafora del cuculo,un uccello che depone le proprie uova nei nidi di altri uccelli,volendo così rappresentare la società che "depone" gli individui considerati "pazzi","diversi",devianti o indesiderati all'interno degli ospedali psichiatrici,espellendoli,di fatto dal vivere civile.Il qualcuno che "vola" è il protagonista Randle McMurphy,che sovverte le regole del "nido",cioè il manicomio,portando un senso di libertà all'interno delle sue mura,mettendo in discussione il sistema oppressivo e la falsità della società.

Il regista cecoslovacco Milos Forman trasse il film dall'omonimo romanzo dello scrittore americano Ken Kesey;quest'ultimo era attivo in prima persona nella contestazione e nel rifiuto delle regole imposte da una società,come quella americana,ossessionata dal terrore comunista,volendo rappresentare nella sua opera la nuda e cruda verità della condizione umana.Proprio per questo Kesey si fece assumere come inserviente nel reparto psichiatrico di un ospedale,allo scopo di affrontare un viaggio interiore volto allo smantellamento dei falsi stereotipi indottrinati dalla società.Parlando spesso con i pazienti,si era convinto che questi non fossero "pazzi" ma soggetti rigettati dalla società perché non conformi e idonei ai comportamenti e ai pensieri convenzionali imposti dalle istituzioni.Tre anni dopo l'inizio del suo personalissimo esperimento, Kesey completò la stesura di "One Flew Over the Cuckoo's Nest",dando alla luce un'autentica icona della libertà, quella dell'antieroe Randle McMurphy,uomo scriteriato pervertito condannato per aver violentato una minorenne e che si finge pazzo per evitare il lavoro e la galera.Ma il libro di Kensey divenne un film solo 12 anni più tardi,quando Milos Forman abbandonò nel 1968 la sua Cecoslovacchia invasa  dai carri armati sovietici riparando negli Stati Uniti.Come nel libro di Kesey, Forman disegna il personaggio di McMurphy come un vagabondo eccentrico e dissennato che non riesce a uniformarsi alla massa. Quando però lui che voleva evitare la prigione capisce di essere entrato in un'altra prigione a tutti gli effetti, comincia la disperata lotta contro la tirannia ospedaliera e la crudele infermiera Miss Ratched. Cerca di infondere a quelli che sono suoi amici,prima  ancora che pazienti, lo spirito di ribellione che lo anima per divincolarsi dalla coercizione istituzionale.

Mezzo secolo dopo il film continua ad emozionare, interrogare e ispirare generazioni di spettatori, offrendo spunti di riflessione non solo sulla follia e sulla libertà, ma anche sulle dinamiche del potere che permeano la società.Non è soltanto un’opera cinematografica, ma un inno alla forza dello spirito umano e una denuncia di un sistema che cerca di ridurre le persone a numeri e regole.Il protagonista McMurphy,interpretato magistralmente da Jack Nicholson,diventa simbolo di quella lotta contro le catene invisibili che imprigionano oltre che i corpi anche la mente e lo spirito umano.Oltre a Nicholson è anche un altro il personaggio fondamentale del film:Louise Fletcher(anche lei premio Oscar),nel ruolo della rigida e implacabile infermiera Ratched, interpreta il potere e la forza del sistema nei confronti dell'individuo "diverso".Il film è infatti un’opera di contrasto, tra l’individuo e il sistema, tra la follia liberatoria e la freddezza della razionalità burocratica e la violenza el potere.

Jack Nicholson qualche anno dopo raccontò che l'interpretazione di McMurphy fu un’esperienza che lo aveva coinvolto completamente.Con il suo solito umorismo disse:“McMurphy è stato un personaggio che ho amato profondamente, perché in lui c’era una lotta che tutti noi viviamo, anche se non siamo dentro un ospedale psichiatrico. La lotta per la nostra identità, per la nostra libertà, per la nostra capacità di essere noi stessi. È un film che non ha mai smesso di parlarmi.”

Nel raccontare il personaggio, Nicholson ha fatto nascere una figura icononica che ha lasciato il segno nel cuore di ogni spettatore. La sua interpretazione impetuosa rende McMurphy immortale.Ancora oggi la sua risata ironica e isterica ma contagiosa, le sue espressioni sfrontate, la sua lotta senza tregua contro le ingiustizie, rimangono un simbolo di ciò che significa resistere alle ingiustizie e alla violenza del potere.

Il film mette in luce la razionalità burocratica del manicomio e il contrasto tra l’individuo e il sistema.Perchè dietro questa lotta tra libertà e autorità,c'è un tema ancora più profondo,vale a dire la natura del potere,la capacità di quest'ultimo di normalizzare e sopprimere ogni forma di individualità.L’infermiera Mildred Ratched(Louise Fletcher)è il volto del potere che esercita il suo controllo attraverso la razionalizzazione delle regole e la paura:lei esercita un'autorità assoluta, incanalando ogni atto secondo il principio di razionalità e di “benessere” dei pazienti,in realtà con spietatezza.Ma l’arrivo di McMurphy, un uomo proveniente dal sistema carcerario che cerca di fuggire alla prigione e si trova in un ambiente ancora più oppressivo, innesca un cambiamento. Presto diventa l’elemento destabilizzante che mina l’equilibrio di potere. Il sistema, incapace di rispondere alla sua sfida se non con l’uso della forza, si trova a dover ricorrere a strumenti repressivi per ristabilire il controllo. Così non solo lui, ma anche gli altri pazienti iniziano a farsi domande sul senso di quella “cura”: sempre più consci delle storture della struttura e degli ingiusti disagi psicologici che devono giornalmente subire, destituiscono poco per volta il potere di sorveglianti e infermieri.McMurphy diventa quindi un simbolo di resistenza contro una macchina che non mira certo alla cura,ma al mantenimento di un ordine funzionale alla società esterna.

In una sua opera “Sorvegliare e punire” il filosofo francese Michel Foucault,analizza l'organizzazione e il funzionamento delle istituzioni moderne,incluse le carceri e gli ospedali psichiatrici,con l'utilizzo di tecniche di sorveglianza e disciplina per normalizzare e controllare i soggetti.Foucault distingue tra forme di potere più visibili e coercitive (come la punizione fisica) e forme di potere più sottili, invisibili e diffuse, che operano tramite la sorveglianza, l’organizzazione del tempo e dello spazio, e la creazione di norme di comportamento.

L’epilogo del film, tragico e inevitabile, segna la vittoria della struttura istituzionale che risponde alla ribellione con violenza, pur restituendo un messaggio di speranza.La figura di McMurphy, che nel suo ultimo atto di ribellione trova una via di fuga, richiama la filastrocca che ispira il titolo del film:Three geese in a flock, one flew East, one flew West, one flew over the cuckoo’s nest.”(Uno stormo di tre oche, una volò a Est, una volò a Ovest, una volò sul nido del cuculo.Proprio come nella filastrocca, uno dei protagonisti trova una via di emancipazione, lasciando al pubblico una riflessione profonda sulla natura del potere e sulle possibilità di liberazione da esso.

Con il passare del tempo, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” ancora oggi viene visto come un film che ha aperto nuove prospettive nel modo di trattare la salute mentale nel cinema,anche se esso mette in evidenza più le dinamiche di potere e la resistenza a un sistema opprimente che una rappresentazione delle malattie mentali.Ma in quegli anni cominciò ad essere rivisto il "modello" stesso di trattamento dei malati psichiatrici.E il nostro fu uno dei primi Paesi al mondo a proporre un diverso approccio alla psichiatria:nel 1978,infatti,tre anni dopo l'uscita del film,in Italia entrava in vigore la legge Basaglia che impostava il trattamento della salute mentale in modi completamente nuovi e quasi rivoluzionari.

Qualcuno volò sul nido del cuculo” è perciò uno di quei film che non si può dimenticare, che lascia una traccia indelebile nell’animo di chi lo guarda. È un film che ci insegna che la vera libertà non risiede nel corpo, ma nello spirito. Che ci dice che a volte, la follia è solo una reazione contro un mondo che sembra privo di senso.E che l’amore,la comprensione e il rispetto reciproco sono le chiavi per vivere davvero.50 anni dopo il film continua a essere una guida per tutti coloro che si trovano ad affrontare le sfide della vita. Come McMurphy, ognuno di noi, alla fine, può trovare il proprio volo verso la libertà.

29 settembre 2025

QUEL SETTEMBRE DI UNA VITA FA


 

E COME FAI A DIMENTICARE "QUEL" SETTEMBRE DI QUELL'ALTRA VITA ?

QUEL SETTEMBRE DI QUELL'ALTRA VITA CON TE ?

18 settembre 2025

CALVINO, LA SALVEZZA E' NEL LEGGERE


Il 19 settembre 1985 ricorrono i 40 anni dalla morte di Italo Calvino,uno dei più grandi scrittori italiani del secondo dopoguerra.

Per quella sua inquietudine intellettuale,per la sua cultura e scrittura multiforme,per la sua vita privata discreta e schiva, Calvino costituisce un unicum nel panorama italiano.Certamente in lui influì l’ambiente familiare e d’infanzia.Nasce a Cuba, il 15 ottobre 1923,figlio di due scienziati.Entrambi i genitori erano liberi pensatori, agnostici, se non apertamente anticlericali: il padre fu mazziniano, anarchico e poi socialista; la madre atea e socialista.Dopo il liceo (dove fu compagno di classe di Eugenio Scalfari)e alla caduta di Mussolini,partecipò attivamente alla Resistenza nella Brigata Garibaldi,legata al PCI.

Dopo la fine della guerra, collaborò con la casa editrice Einaudi, e fu lì che conobbe  Vittorini e Pavese,divenendo poi amico di Natalia Ginzburg, Felice Balbo, Giulio Bollati e Luciano Foà.Nel frattempo,dopo l'attività partigiana,si impegnò in politica nel PCI,che abbandonò nel 1956 a seguito dei fatti d'Ungheria per la scelta del partito di appoggiare l'intervento armato dell'URSS.

Nel 1967 Calvino si trasferì a Parigi,dove conobbe Roland Barthes, Georges Perec, Raymond Queneau e qui sviluppò le esperienze letterarie e gli studi sulla semiologia che segnarono lo stile di Calvino,per riflettere sul valore del linguaggio.Calvino visse a Parigi per 13 anni, senza mai interrompere le relazioni con Einaudi e con l’Italia.Rientrato in Italia nel 1980, morì nell’ospedale di Siena il 19 settembre 1985, in seguito a un ictus che lo aveva colpito nella sua casa di Castiglione della Pescaia.

La poetica di Calvino si muove sul doppio binario del realismo e della fiaba,durante la quale intreccia storia e fantasia con elementi fiabeschi che danno un valore allegorico, che gli permette di esprimere una propria autonoma visione del mondo.Lo scrittore fu attento  ai problemi sociali e alla questione "operaia" sempre viva nella nostra storia del secolo XX.Questo periodo fu caratterizzato dal suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno (1947), un romanzo sulla Resistenza,e dalla raccolta di racconti Ultimo viene il corvo del 1949. In questa fase, Calvino aderisce ai principi del Neorealismo, ma lo fa con una prospettiva originale, raccontando la guerra e la Resistenza attraverso lo sguardo ingenuo di un bambino,Pin,rendendo la realtà drammatica quasi fiabesca,mantenendo però il senso dell'asprezza degli eventi.

Calvino ebbe anche la capacità di "guardare" dentro quel "nuovo mondo" che dopo la guerra si andava sviluppando.Erano gli anni del boom economico, dell’affacciarsi di nuove tecnologie,con il progresso che si arricchisce di nuove conoscenze,ma che al contempo impone una riflessione sui limiti della conoscenza e sul posto occupato dall’uomo nel mondo:non più centrale, ma marginale,semplice anello tra gli altri elementi dell’universo.Così egli cerca di andare oltre la sola cultura umanistica,ricercando nuove forme di linguaggio,svecchiando quelle di prima.

Oltre la fase neorealistica ci fu il mondo della "Fiaba", intesa non quale favola spicciola, ma nel senso di "visione fantastica" con il persistente riferimento ad una "realtà" di sottofondo.Perchè Calvino è conscio che l’uomo è sempre alla ricerca di sé,non riuscendo mai a realizzarsi in pieno.Allo stile e alla sensibilità fiabeschi appartengono le opere che gli diedero maggiore notorietà:Il visconte dimezzato,Il barone rampante e Il cavaliere inesistente.In tema di fiabe, non si possono non citare la Raccolta delle fiabe italiane, che rese lo scrittore il quasi-corrispettivo di altri autori in Europa: Hans Christian Andersen in Danimarca; i fratelli Jacob Ludwig Karl e Wilhelm Karl Grimm in Germania; Charles Perrault e Jean de La Fontaine in Francia. Con questa opera Calvino copre un vuoto della nostra letteratura.

Vennero poi gli altri suoi celebri scritti: Le Cosmicomiche,Ti con Zero,le Città invisibili,il Castello dei destini incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore.Tutte queste sono opere di un Calvino che non crede più alla Storia, non crede più a un mondo in cui si poteva e si doveva lottare per cercare di migliorarlo, come aveva fatto durante la militanza partigiana e poi politica all’interno del Pci fino al 1957. A questo atteggiamento si sostituisce piano piano la presa di coscienza di quanto quelle lotte siano inutili, e anzi come tutti gli sforzi per realizzare utopie politiche si risolvano in tragedie collettive,con evidente riferimento all’invasione sovietica dell’Ungheria e alla sua fuoriuscita dal PCI. È in questa fase che Calvino comincia a spostare l’ambito della sua utopia dalla politica alla letteratura.

Calvino è sorprendentemente attuale anche per un altro motivo.«Affidato-egli diceva- a un computer il compito di fare operazioni, avremo la macchina capace di sostituire il poeta e lo scrittore?Così come abbiamo già macchine che leggono, macchine che traducono,così avremo macchine capaci di ideare e comporre poesie e romanzi?». Questo si chiedeva Calvino in una conferenza del novembre del 1967,ed è questo che oggi noi ci chiediamo difronte al crescente spazio conquistato dall'Intelligenza Artificiale(AI).Le affermazioni dello scrittore ligure colpiscono per la loro carica profetica. Egli aggiunge: «E in questo momento non penso a una macchina capace solo di una produzione letteraria; penso a una macchina scrivente che metta in gioco gli elementi da noi considerati come i gelosi attributi dell’intimità psicologica,dell’esperienza vissuta,gli strazi interiori».

Alla fine ci accorgamo di quanto Calvino sia figura centrale nella letteratura italiana del Novecento.Ha attraversato le inquietudini della società italiana, lo slancio della ricostruzione dopo il disastro della Seconda guerra mondiale, la delusione del crollo degli ideali e l’amarezza di fronte al vuoto della società dei costumi.Di fronte alle tensioni e alle sfide di un mondo che sempre più scopre aree di applicazione dell’intelligenza artificiale,possiamo dire che la ricerca calviniana offre tanti spunti di riflessione.In particolare sul valore della lettura e del ruolo del lettore.A fronte del rischio di «declassamento» del lettore da parte dell’intelligenza artificiale, la valorizzazione del lettore e della lettura apre spazi di libertà e responsabilità,cura e formazione.Importante,per Calvino,è certamente mantenere la sensibilità e il modo "umano" di esprimersi dell'artista,difronte all'asetticità della macchina.Ma ancor più importante non può,non deve mai mancare l’intelligenza critica del lettore.