21 marzo 2025

LA NUOVA FRONTIERA AMERICANA







Eppure più di uno l'aveva detto durante lo svolgimento della campagna elettorale per le presidenziali americane:il ritorno al potere di Donald Trump avrebbe comportato seri rischi per la tenuta delle istituzioni democratiche degli Stati Uniti.Così adesso ad appena due mesi dall'insediamento di Trump alla Presidenza USA e alla luce di quanto sta accadendo,si può dire che quelle previsioni si stanno avverando.
In queste giorni e in queste settimane stanno tenendo banco le iniziative di politica estera di Trump:dal tentativo di riavvicinarsi alla Russia a danno dell’Ucraina ad appelli sempre più espliciti per la pulizia etnica a Gaza(immorale e disgustoso il video di Elon Musk che pensa di costruire sulle macerie di Gaza un grande resort,con soldi che piovono dal cielo e drink bevuti a bordo piscina da Trump e Nethanyau).



E ancora Trump non perde occasione per continuare a riaffermare le proprie mire espansionistiche sul Canale di Panama,la Groenlandia("ce la prenderemo anche con la forza")mentre il Canada è considerato già come il 51° Stato americano.
C'è poi tutto il discorso sulle tariffe e sui dazi,che risponde a un’idea di esercizio di un potere autoritario e sottomissorio di relazioni estere in cui chi si piega è risparmiato e chi resiste viene punito.In quel suo "elogio dei dazi" Trump esprime chiaramente la sua idea d'Europa:un linguaggio sprezzante,offensivo e oltraggioso verso l'Europa considerata come "parassita",nata solo per "fregare" gli USA. 

Ma non meno spregiudicata e allarmante è l'azione di governo sul fronte interno.La volontà di Trump e della sua cricca che lo circonda è quella di subordinare ai propri concreti interessi economici l'attività degli organi istituzionali con l'indebolimento del sistema di pesi e contrappesi che caratterizza la democrazia americana:ad esempio il Congresso e le Corti;le agenzie indipendenti che dovrebbero prevenire la concentrazione monopolistica di potere ed evitare conflitti di interesse e un'azione di controllo da parte della libera stampa.

Nell'ambito di questo smantellamento del sistema di "check and balances" assume un'importanza fondamentale una figura senza carica formale, il multimiliardario Elon Musk, che dirige un ufficio, il famigerato Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE), al quale Trump ha dato un’autorità senza precedenti. Il DOGE ha avuto accesso a informazioni sensibili di milioni di cittadini americani,arrogandosi il diritto di licenziare centinaia di migliaia di funzionari governativi,"colpevoli" di non essere "allineati".Così,dalla sera al mattino,Dipartimenti federali che perseguono finalità contrarie all’agenda ideologica dell’amministrazione come USAID, l’agenzia che fornisce assistenza allo sviluppo economico e all'assistenza umanitaria,o il Dipartimento per l'Istruzione sono stati cancellati con un tratto di penna presidenziale, nonostante fossero stati costituiti per legge dal Congresso e solo da quest’ultimo eliminabili.E poi Agenzie indipendenti create per garantire il rispetto di standard di salute, ambiente e lavoro e per la protezione dei consumatori, alcune delle quali avevano avviato indagini contro le aziende di Musk, sono state di fatto passate sotto il controllo della Casa Bianca.Così,alla faccia di ogni conflitto di interessi,e in questo quadro di indebolimento degli organi istituzionali,le aziende di Musk continuano ad assicurarsi ricchissime commissioni pubbliche.E Musk non è l’unico multimiliardario dell’high-tech che si sta adeguando alla logica clientelare che domina la Casa Bianca di Trump. Jeff Bezos,ad esempio,proprietario di Amazon,in campagna elettorale, ha impedito al Washington Post, di cui è pure è proprietario, di pubblicare raccomandazioni di voto per Kamala Harris,ordinando poi che la pagina degli editoriali affrontasse solo tematiche gradite all’amministrazione in carica. Il caso è emblematico perchè racconta di una stampa intimidita e indebolita,proprio quella libera stampa che ha ha sempre svolto un controllo sugli abusi del potere a tutela di ogni forma di libertà(furono proprio il Washington Post e il New York Time a scoprire lo scandalo dei documenti segreti del governo sulla guerra in Vietnam)al quale si è ispirato l'omonimo film "The Post" con Meryl Streep


Questo attacco allo stato di diritto si è anche allargato agli studi legali accusati di lavorare a sostegno di cause che la trucida amministrazione americana ritiene "distruttive" come l'immigrazione e la discriminazione razziale e sessuale.Questi studi legali sono stati banditi e messi all'indice,rischiando di non poter più rappresentare i loro clienti.Uno di questi studi, Paul, Weiss, Rifkind, Wharton & Garrison,è andato a baciare la pantofola,ritirando tutte le cause contro l'amministrazione,offrendosi di difendere "pro bono"(cioè gratuitamente)il governo.

E poi c'è la feroce campagna contro l'immigrazione,con la deportazione di centinaia di venezuelani (accusati di essere membri di una gang) in base a una legge addirittura del 1798,avvalendosi della quale sono stati scatenati veri e propri rastrellamenti casa per casa e nei locali pubblici.Gli arrestati(che alla fine poi erano chi un cantante,chi un cameriere,chi un muratore)sono stati rispediti in Venezuela con l’accusa di essere membri della gang criminale:incatenati,umiliati,rasati a zero e infine espulsi,caricati sugli aerei come bestie tra gli sbeffeggiamenti via social del presidente-delinquente. 












Tutta questa spregiudicatezza dell’azione intimidatoria dell’amministrazione ha tramortito sia gli oppositori che i sostenitori.Il Partito Democratico,privo di una leadership autorevole e unificante,è in minoranza in entrambe le camere del Congresso e quindi incapace di opporre un argine legislativo. I Repubblicani sono docilmente allineati alla linea dell’amministrazione.Pertanto, nessuna opposizione degna di questo nome arriva dal Parlamento.

In questo pauroso clima autoritario,che mai si sarebbe potuto nemmeno lontanamente immaginare nel Paese della democrazia e delle libertà,non è possibile al momento prevedere quello che accadrà e se le isituzioni riusciranno a reggere questo tremendo "stress test" democratico. 

Forse,però,la speranza per abbattere la rozza,brutale e violenta azione di devastazione della democrazia americana da parte della banda di delinquenti che oggi spadroneggia alla Casa Bianca risiede nella straordinaria capacità della società americana di autorigenerarsi,di sviluppare anticorpi contro ogni forma di autoritarismo,di rinnovare l'impegno per una "Nuova Frontiera" della democrazia,secondo le parole cdi J.F. Kennedy pronunciò nel 1960:"Siamo sul bordo di una Nuova Frontiera, la frontiera delle speranze incompiute e dei sogni. Al di là di questa frontiera ci sono le zone inesplorate della scienza e dello spazio, problemi irrisolti di pace e di guerra, peggioramento dell'ignoranza e dei pregiudizi,nessuna risposta alle domande di povertà ed eccedenze.»

Quelle parole esplicavano l'azione politica rinnovatrice iniziata dall'amministrazione Kennedy, sia nella distensione e nel disarmo degli armamenti nucleari, che in politica interna con i progetti di guerra alla povertà e alla disoccupazione, un benessere materiale e fisico, più solido e più largamente distribuito, le leggi contro la discriminazioe razziale per rinforzare,così,anche tutte le altre lotte per i diritti civili.

E' una strada oggi difficile da seguire,ma è la strada che ha sempre saputo percorrere la democrazia americana anche nei momenti più bui:esprimere nuove visioni del mondo e dell'individuo,che recuperino e ridiano spazio a diritti individuali e collettivi e sappia imporre limiti e doveri precisi al potere.L'America tornerà ad essere l'America che conoscevamo solo con la solidarietà verso i deboli e gli ultimi e solo tornando ad aiutare chi difende la propria libertà,come l'eroico popolo Ucraino sta facendo da tre anni.Oggi profonde tenebre sono scese sulla democrazia americana.Una cosa tremenda per la Terra della libertà ma anche per tutti noi che in quella Libertà,rappresentata da quella Statua,ancora cocciutamente continuiamo a credere.

11 marzo 2025

DA MONACO A MONACO





Anche quest' anno, come tutti gli anni e da 61 anni, si è riunita in Germania la Conferenza di Monaco per la Sicurezza mondiale,che ha lo scopo di discutere sui temi della sicurezza,sul clima e sulle questioni della politica internazionale.E com'è ovvio al centro del dibattito non poteva non esserci la guerra in Ucraina.

Ma quest'anno,con l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti,la Conferenza ha segnato una svolta nei rapporti tra USA ed Europa e ha fatto registrare una rottura profonda sui valori comuni che sono sempre stati alla base delle relazioni transatlantiche.A Monaco si è avvertito lo spirare di  un vento ideologico e populista di attacco alla costruzione europea da parte delle forze politiche e dei governi sostenitori di Trump che considerano l'Europa come un orpello del passato e un fastidioso ostacolo alle nuove aggressive dottrine del tycoon americano.

Anzi.L'Europa si è dovuta sentire anche impartire una lezioncina di democrazia dal vice presidente Vance che ha accusato il Vecchio Continente di liberticidio,di mancanza di rispetto della democrazia,della libertà di espressione e religiosa e di essere il maggiore nemico degli Stati Uniti piuttosto che Cina e Russia.In più Vance è andato poi a offrire,alla vigilia delle elezioni tedesche,uno sfacciato sostegno alla leader del partito neo nazista germanico,ignorando tutte le regole del rispetto e non ingerenza nella politica interna di un Paese alleato.

Ovviamente le affermazioni di Vance sono apparse come musica alle orecchie del Cremlino che ha sempre visto l'Europa come un "nemico" politico e culturale.Con queste prospettive, dopo tre anni di guerra nei quali l'Ucraina si è battuta con immenso coraggio ed eroismo per la propria libertà e per la propria Terra,ma in fondo per tutta l'Europa,si è capito che è in arrivo una resa dei conti piuttosto salata anzitutto per l’Ucraina ma anche per la stessa Europa.Il Presidente USA ha promesso infatti a Putin una serie di importanti concessioni,fatte sulla testa degli ucraini,prima ancora che il negoziato sia ancora iniziato.

Così,a meno di 2 mesi dall'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca,è caduto l’isolamento nel quale  finora era il Presidente russo,pienamente riabilitato da Trump nonostante i suoi crimini consumati in Ucraina,dove sono stati trucidati e gettati in fosse comuni migliaia di civili,stuprate donne,deportati in Russia decina di migliaia di bambini:tutti crimini che hanno portato la Corte Penale Internazionale ad emettere un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti.Crimini che si aggiungono agli altri,tanti crimini compiuti dal tiranno russo,come i genocidi in Cecenia e Siria o gli omicidi di giornalisti ed intellettuali che contestavano il suo trucido regime,da Anna Politkovskaya,a Sergei Yushenkov,da Alexander Litvinenko ad  Alexei Navalny.

In questo contesto la situazione del presidente ucraino appare disperata.Egli non dispone infatti di contrappesi negoziali da opporre a Putin e allo stesso tempo deve giustificare a cosa sono valsi tre anni di guerra che hanno provocato morti e distruzioni del suo Paese destinato adesso ad essere smembrato di parte del suo territorio.Ma non migliore è la situazione dell'Europa che cullandosi sotto lo scudo americano e della Nato,ha coltivato l’illusione di piegare la resistenza di Putin e di imporre una pace giusta. Adesso i leader europei dovranno spiegare alle loro rispettive opinioni pubbliche a cosa sono serviti tre anni di guerra e quale è il risultato ottenuto per l’Europa.

Così ora l’Europa si trova per la prima volta,dopo ottanta anni di pace e stabilità nel Continente, a dover fronteggiare da sola la minaccia russa e a farsi carico della sicurezza di quel che resterà dell’Ucraina.Il pericolo russo è concreto e ora si sa che non si può più contare sull’impegno americano.Appare assolutamente necessario che i Paesi dell’Unione Europea insieme alla Gran Bretagna mettano a punto un piano di difesa comune che rappresenti un forte deterrente nei confronti di Putin. Il rischio è infatti che si delinei una nuova Yalta che tracci le zone di influenza tra Russia ,Stati Uniti e Cina. L’Europa deve allora tutelere il futuro proprio e dell’Ucraina utilizzando tutti i mezzi di cui dispone sul piano diplomatico,economico e commerciale per impedire che Putin emerga come il vincitore indiscusso di questa guerra per impedire che un'Ucraina smilitarizzata e privata di un quinto del suo territorio diventi una nuova Bielorussia con la conseguenza di un aumento della minaccia russa.

Alla luce di questi fatti non si può non ricordare quell'altra Conferenza di Monaco,quella del settembre del 1938,quando i leader di Regno Unito,Chamberlain,Francia,Daladier,Italia,Mussolini e della Germania,Adolf Hitler si incontrarono per discutere le rivendicazioni del Führer,sulla regione tedescofona dei Sudeti,nel territorio della Repubblica della Cecoslovacchia.Nel tentativo di "calmarlo" i tre capi di Stato consentirono ad Hitler di imporre al governo di Praga una mutilazione territoriale,pensando così di salvare la pace,contribuendo,invece,allo scoppio della 2° Guerra Mondiale.L’unico a comprendere la vera natura dell’accordo fu Churchill, che dichiarò: «Hanno scelto il disonore per evitare la guerra,avranno il disonore e la guerra».

Ad 85 anni di distanza,il fantasma di quella Conferenza di Monaco è di nuovo tra noi.Allora,con la scusa della tutela della popolazione germanofona sudeta,fu permesso a Hitler di invadere prima la Repubblica Ceca,e poi mezza Europa.Oggi, sempre a Monaco,gli Stati Uniti decidono di abbandonare l’Ucraina,alla quale viene imposto di rinunciare al suo destino europeo ed euro-atlantico, perdere definitivamente i territori occupati, regalare a Trump le terre rare.E come Hitler,anche Putin già pensa di allargare il suo dominio,magari con governi fantocci a lui ossequienti,a Lituania,Estonia,Georgia e Romania.

Eppure,e nonostante tutto,l’esito della partita non è ancora scontato, anche se bisogna agire in fretta: l’Europa è chiamata a diventare adulta e a fare finalmente l’Europa, mettendo in cantiere alcune decisione in tempi brevi per permettere a Volodymyr Zelensky di non accettare alcuna imposizione americana o peggio ancora russo-americana.

Anzitutto deve essere fuori discussione il destino europeo di Kyjiv.Va accelerato il percorso di integrazione europea dell’Ucraina, creando una corsia preferenziale e a tappe forzate. Il Parlamento Europeo deve accogliere da subito un gruppo di deputati ucraini indicati dal parlamento di Kyjiv, anche senza diritto di voto, ma con diritto di parola.Perchè l’Ucraina è Europa, geograficamente, culturalmente e storicamente e una sua sconfitta militare con un esito a sovranità limitata è una minaccia esistenziale per l’Europa stessa.Ed ancora.Se il veto dell’attuale Amministrazione Usa ha interrotto il processo di avvicinamento dell’Ucraina nella Nato,allora,per il momento,vanno realizzati accordi militari bilaterali, sotto l’egida europea, fra l’Ucraina e i singoli Stati membri, più il Regno Unito. Accordi ampi che prevedano un processo costante di forniture belliche;realizzazione di joint venture euro-ucraine per la produzione bellica sul suolo ucraino;apertura di basi militari permanenti sul suolo ucraino degli eserciti dei paesi europei firmatari.Perchè poi,anche con un disimpegno americano dalla Nato,l’Europa ha pur sempre due potenze nucleari (Francia e Regno Unito,che fanno parte anche del Consiglio di Sicurezza ONU con diritto di veto);e ci sono due paesi leader nella produzione bellica (Italia e Germania); un paese che ha già superato il cinque per cento del proprio PIL nella difesa (la Polonia); nazioni che hanno già conosciuto la dittatura comunista e che proprio perciò sono pronti a difendere la propria libertà (Lituania,Estonia,Lettonia,Cechia,Romania,Bulgaria).

È tempo di agire.Ce lo ha ricordato proprio Zelensky,proprio in quest'ultima Conferenza di Monaco,un grande leader di una nazione che da tre anni resiste alla barbara e brutale invasione militare della Russia: «Vi esorto ad agire – per il vostro bene, per il bene dell’Europa – per i popoli d’Europa, per le vostre nazioni, per le vostre case,per i vostri figli e per il nostro futuro condiviso».Perchè questo è il significato di aiutare l'Ucraina:rivendicare la nostra civiltà,le ragioni storiche e culturali e con esse l'orgoglio di essere europei veramente.