La vicenda del piccolo Rayan,quel bambino del nord del Marocco precipitato in un pozzo di campagna,ha suscitato emozione e grande angoscia in tante parti del mondo.Fino alla mattina di "quel" giorno Rayan,era un bimbo come gli altri.Nel pomeriggio la tragedia lo ha portato a essere il figlio di tutti .E' rimasto oltre 100 ore a 32 metri sotto terra,inghiottito da un pozzo strettissimo,di soli 20 centimetri di diametro.L'intero Marocco,ma anche il resto del mondo,seguiva in diretta tv la disperata corsa contro il tempo per salvarlo.Ma purtroppo l'epilogo è stato tragico.I soccorritori erano entrati nel tunnel scavato per estrarre il piccolo Ryan dal pozzo in cui è caduto.Il corpicino è stato estratto e trasportato in ospedale,ma non c'era più nulla da fare.Rayan se n’era andato.E il mondo intero,deluso e angosciato,ha vissuto,con partecipato dolore,all'epilogo di quella vicenda.
Sicuramente noi italiani abbiamo assistito con ancora più partecipazione al dolore della famiglia di Rayan,noi italiani che,più di 40 anni,fa vivemmo un dolore uguale,nell'eguale vicenda successa a Vermicino,quel comune vicino Frascati,dove morì Alfredino Rampi,anche lui,come Rayan,precipitato e morto in un pozzo,nonostante i soccorsi arrivati sul posto.Eppure ci dice qualcosa la vicenda del piccolo Rayan.Ci dice,anzitutto,che l'egoismo,l’indifferenza, grande malattia del nostro tempo,si possono sconfiggere,soprattutto grazie ai bambini.Nel caso di Rayan nessuno è stato indifferente.Appena accortisi che il piccolo era finito nel pozzo,sono accorsi gli abitanti del villaggio,a tentare con i mezzi rudimentali e l’impegno dei volontari di tirarlo fuori.Poi sono arrivari gli specialisti della protezione civile e gli speleologi,facendo vari tentativi,anche se poi rivelatisi inutili.Da quando il bambino era finito nel pozzo,in quella terra del nord del Marocco l’orologio ha smesso di funzionare:il tempo si misurava con i metri che mancavano per raggiungere Rayan,cercando di tirarlo su con imbracature e financo scavando nella roccia.E ce l’avevano fatta,i soccoritori. Sostenuti da un popolo intero e da milioni di persone che tifavano e pregavano a distanza.L’indifferenza dei vicini del villaggio era stata vinta.Per una volta le persone,di ogni dove,hanno smesso di essere distratte da se stesse e si sono interessate all’altro,dall’altra parte del mondo.Sono stati trascinati e coinvolti da una piccola creatura.Per una volta,una persona,un bambino che nessuno conosceva è diventata importante:per tutti.E poi c'è dell'altro.Sono i bambini,e solo loro,a far stringere in un forte abbraccio popoli e nazioni con una straordinaria immediatezza.Sono bastate poche ore perché marocchini,algerini, egiziani,abitanti di Nazioni così politicamente ed etnicamente ostili tanto da combattersi con ricorrenti guerre locali,inondassero i social di post e tweet di sostegno per Rayan.E,insieme a loro,tanti altri milioni di altre persone da ogni angolo della terra.Perché,alla fine,non c’è bandiera o nazionalismo che tenga davanti al respiro affannato di un bimbo di cinque anni che lotta per la vita.L’angustia della terra che aveva ingoiato Rayan è stata vinta dalla sterminata apertura verso l’altro.Quello del Marocco si è scoperto un popolo unito,solido.Al punto che la tragica notizia della morte di Rayan è stata comunicata addirittura con le parole del Re.