12 giugno 2015

L'ASSENZA DEL PENSIERO




40 anni fa,nel 1975,moriva Hannah Arendt,filosofa,scrittice e storica tedesca di famiglia ebraica.La Arendt fu studentessa di filosofia di Martin Heidegger con il quale ebbe poi una relazione sentimentale.Dopo aver chiuso questa relazione,Hannah Arendt si laureò con una tesi sul concetto di amore su Sant'Agostino,sotto la tutela del grande filosofo e psichiatra Karl Jaspers.Forse tra i suoi vari,rilevanti scritti,uno di quelli che più resero famosa la Arendt fu "La banalità del male.Eichmann a Gerusalemme",un saggio entrato nella storia della filosofia perché supera le tradizionali concezioni di bene e male.La Arendt concepì questo scritto mentre seguiva,come giornalista,il processo che si tenne a Gerusalemme contro Heichmann,il criminale nazista condannato per essere stato il responsabile della cosiddetta "soluzione finale".
Durante il processo, Heichmann mostrò al mondo la sua vera personalità che,contrariamente a quello che si potrebbe pensare,non aveva nulla di demoniaco;e proprio osservando il comportamento di Eichmann,la Arendt,osservò che il male non origina da un’innata malvagità ma dall’assenza totale di pensiero.Heichmann si rivelò una persona "banale",il cui carattere palesava anche tratti burleschi e ridicoli;da ciò la Arendt dedusse che il male "non è radicale, ma solo estremo",come specifica anche nell'altro suo saggio:"Ebraismo e modernità".
Furono proprio l’assenza di pensiero e l’incapacità di confutazione e di opporsi a rendere Eichmann un criminale.Le persone che,come lui,non riflettono sono inclini ad eseguire gli ordini imposti dal potere senza nemmeno chiedersi se siano giusti o sbagliati;ecco cos’è la banalità del male,nient’altro che la totale assenza di idee.Niente e null'altro che l'assenza del pensare.Tale mancanza rende la persona una marionetta che esegue,senza nemmeno discuterli, gli ordini anche i più orrendi,solo perchè provenienti dal Potere,da quelli che "comandano".
Con la Arendt,quindi,si ricava un ribaltamento delle categorie concettuali di bene e di male;esse non sono in antitesi perché non hanno niente in comune per potersi rapportare.Il bene è "radicale",proviene dalla mente,dalla RIFLESSIONE e dal CUORE;il male,al contrario,non si fonda su nulla,nemmeno sull’odio;esso è è causato solo dalla mancanza del pensiero,dalla totale incapacità critica.
La Arendt, nel suo saggio polemizzò,peraltro,anche sulle modalità con cui si volse il processo a carico di Heichmann.Quest’ultimo,secondo la scrittrice,avrebbe dovuto essere processato da un tribunale internazionale e non da quello israelita:questo perché i crimini che commise Heichmann,come tutti i nazisti,non erano crimini solo contro il popolo ebraico,ma contro l’Umanità intera.Tentare di eliminare una razza dalla terra equivale infatti a compromettere l’esistenza di tutta l’umanità,come quando,ad esempio,amputando un braccio,si danneggia l’intero corpo,e non solo una parte di esso.
E' grande il rilievo di questo saggio.Esso pone delle tematiche estremamente attuali.Ma soprattutto,invita il lettore a riflettere su quello che significa,di quanto grande sia l'importanza del pensiero,la capacità di pensare,il coraggio di esprimere le proprie idee,anche contro la maggioranza delle masse acefale,cloroformizzate dominate dal pensiero totalizzante che toglie aria alle idee,coraggio all'agire,ma soprattutto elimina il pensiero "diverso",la consapevolezza di esistere proprio in quanto essere pensante.Ed inevitabile,e conseguenziale,la drammatica domanda:"Se io fossi vissuto in Germania ai tempi del nazismo avrei contrastato,sarei stato in grado di contrastare Hitler e la sua folle ideologia o avrei seguito la maggioranza?"

Nessun commento: