Sono ormai mesi che l'ex Governatore della Regione Sicilia,Totò Cuffaro,è recluso nel carcere di Rebibbia dopo la condanna definitiva a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio.
Certo.I reati per i quali Cuffaro è stato condannato sono ben pesanti.Come ben pesante è la condanna che sta scontando.Però credo proprio,che "anche" un detenuto abbia dei diritti.Credo che "anche" i detenuti abbiano dei genitori.E credo che quando il padre di un detenuto è gravemente ammalato o addirittura muore,"perfino" il detenuto ha il diritto di stare vicino al proprio genitore per vederlo per l'ultima volta.Credo che anche un detenuto abbia il diritto di piangere sulla bara del proprio genitore.
Ma in Italia non funziona così.Anche se muore il padre,il detenuto "deve" rimanere in cella.Non può prendere parte ai funerali del genitore.Come è accaduto proprio a Totò Cuffaro,per esempio.L'ex presidente della Regione siciliana,infatti,non ha potuto partecipare ai funerali del padre Raffaele,morto il 31 dicembre scorso.E questo perchè?Perchè il 1° gennaio era giornata festiva e il giudice di sorveglianza era in ferie e perciò non ha "potuto" firmare il permesso necessario alla trasferta di Cuffaro dal carcere di Rebibbia al Comune di Raffadali,in provincia di Agrigento,dove si sono celebrati i funerali.Evidentemente i giudici stavano festeggiando ancora il nuovo anno,stavano scambiandosi ancora gli auguri,stavano ancora brindando,con i calici levati.Mentre Cuffaro aspettava di poter partire per la Sicilia,per vedere per l'ultima volta il padre.Ma si sa.Il detenuto continua ad essere un "minus habens" per la giustizia italiana.Un soggetto che diventa oggetto all'interno delle mura delle carceri.
Insomma s'è capito.Ci sono periodi dell'anno nei quali i diritti del cittadino-detenuto sono sospesi,interrotti,a lui sottratti.Perchè in quei periodi la giustizia italiana appende il cartello "fuori servizio" all'esterno dei Tribunali.E bisogna attendere un (bel) pò per veder "restituiti" quei diritti al legittimo "proprietario".Ammesso sempre che gli vengano restituiti nella loro interezza.Perchè di diritti del detenuto manco a parlarne,in questo Stato,che sempre più Stato di Polizia e malagiustizia sta diventando.
Ed il cartello "fuori servizio" della giustizia italiana è oramai affisso in maniera permanente nelle Aule dei Tribunali,nei Palazzi giudiziari.
A pensarci bene,però,è forse un bene che ci sia il cartello "fuori servizio" in quei "Palazzacci".Perchè se la giustizia italiana deve essere amministrata nel modo in cui è amministrata,allora è meglio che i giudici se ne stiano a casa.E non solo a Capodanno.
Insomma s'è capito.Ci sono periodi dell'anno nei quali i diritti del cittadino-detenuto sono sospesi,interrotti,a lui sottratti.Perchè in quei periodi la giustizia italiana appende il cartello "fuori servizio" all'esterno dei Tribunali.E bisogna attendere un (bel) pò per veder "restituiti" quei diritti al legittimo "proprietario".Ammesso sempre che gli vengano restituiti nella loro interezza.Perchè di diritti del detenuto manco a parlarne,in questo Stato,che sempre più Stato di Polizia e malagiustizia sta diventando.
Ed il cartello "fuori servizio" della giustizia italiana è oramai affisso in maniera permanente nelle Aule dei Tribunali,nei Palazzi giudiziari.
A pensarci bene,però,è forse un bene che ci sia il cartello "fuori servizio" in quei "Palazzacci".Perchè se la giustizia italiana deve essere amministrata nel modo in cui è amministrata,allora è meglio che i giudici se ne stiano a casa.E non solo a Capodanno.
2 commenti:
Non esagerare, anche io concorda che forse potevano sforzarsi un pò di più per permettere al detenuto Cuffaro di andare a vedere per l'ultima volta il padre.
Ricorda che anche Falcone e Borsellino erano magistrati e hanno pagato con la vita il loro impegno e come loro tanti altri, e tanti altri magistrati rischiano la vita tutti i giorni con il loro lavoro.
Quegli stessi Falcone e Borsellino che il detenuto Cuffaro a mancato più volte di omaggiare in sfreggio al rispetto delle istituzioni e non della mafia, che il suo ruolo pubblico gli imponeva.
Assolutamente d'accordo con te Federico (a proposito,grazie per la visita).Falcone e Borsellino quelli sì che erano magistrati.Altro che Ingroia.Per loro la lotta alla mafia,era la lotta per un ideale,quello,cioè di costruire una vera società del diritto e della legalità,nella quale ogni cittadino potesse vivere una vita "normale".Ma il senso del mio post era un altro.Voglio cioè dire che anche il cittadino-detenuto ha una sua dignità in uno Stato di diritto.In fondo è proprio per questo che si batte Pannella rischiando sulla propria pelle.
Ciao,Clem
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