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Il caso è noto.A Charlie Gard,bambino londinese di 10 mesi,i medici hanno diagnosticato una rarissima e inguarabile malattia genetica.Il bambino è attualmente tenuto in vita solo con un ventilatore che ne favorisce le funzioni vitali.Ma difronte all'inevitabile esito infausto della patologia,i medici hanno chiesto e ottenuto dai giudici inglesi l'autorizzazione a staccare l macchinar,revocando in morte l'esistenza del bambino.A tale prospettiva Connie Yates e Chris Gard,i genitori del piccolo,si sono disperatamente opposti,ricorrendo alla Corte europea dei diritti dell’uomo,alla quale hanno chiesto l'autorizzazione(Incredibile!Un genitore deve chiedere l'autorizzazione per aiutare il PROPRIO figlio)a trasferire il bambino negli USA,dove è in corso una sperimentazione su quella malattia.Ma la Corte di Strasburgo ha confermato quanto stabilito dai giudici inglesi,ovvero l'interruzione delle cure,motivando tale decisione con il perseguimento del principio del "best interest",del migliore interesse del bambino,che sarebbe quello di evitargli sofferenze con un inutile accanimento terapeutico.I giudici infatti hanno scritto nella sentenza:"Sebbene ai genitori spetti la responsabilità genitoriale,il controllo prioritario è affidato al giudice che esercita il suo giudizio oggettivo e indipendente nel migliore interesse del bambino".Sono parole che atteriscono.Specie quelle espressioni:"controllo prioritario","giudizio oggettivo" che sanno tanto di Stato totalitario. Proprio nel nostro mondo occidentale,nel quale l’autodeterminazione dell’individuo è considerato il principio-cardine della vita sotto ogni aspetto,e nel quale si chiede che gli ordinamenti giuridici e gli apparati statali siano messi a servizio di tale autodeterminazione,ecco che una sentenza di tribunale priva i genitori di Charlie di ogni possibilità di scelta su loro stessi.Ecco così che un sistema come quello liberale costituzionale, nato per garantire i diritti dell’individuo rispetto allo Stato,tradisce se stesso e trasforma lo Stato nell’unica entità in grado di giudicare chi sia degno di vivere e chi non lo sia."Non ci è permesso di scegliere se nostro figlio debba vivere e non ci è nemmeno permesso di decidere quando e dove Charlie dovrà morire",hanno scritto i genitori su Facebook dopo aver chiesto inutilmente di poter almeno portare il piccolo a casa,per fargli trascorrere lì le ultime ore di vita.Già.Perché la decisione sul destino di Charlie non è stata lasciata ai suoi genitori?
Questa vicenda è poi il trionfo del positivismo:ciò che conta sono solo le "valutazioni" fatte della legge e della scienza sulla base di freddi dati oggettivi.Non ha dunque dignità anche la norma non giuridica del "Diritto d'Amore" di un genitore?E perché,difronte a offerte di aiuto del Papa e del Presidente degli Stati Uniti,si continuano a essere opposti rifiuti,quasi come una sorta di "accanimento giustiziale"?Questa vicenda mette in luce un altro aspetto.La riduzione di una persona alla sua malattia.Ma nell'uomo ammalato,grave o lieve,piccolo o anziano,vicino alla guarigione o prossimo alla morte,non è l'essere ammalato quello che conta,ma il suo essere persona.Perchè comunque nel corpo ammalato c'è un universo.Proprio e di chi lo circonda.Sapere della malattia,eppure continuare a sperare,a sognare che un giorno,insieme all'"amico/a risanato/a" oppure con la persona amata,recuperata alla vita,si possano recuperare i giorni della felicità perduta o quanto meno sospesa nei giorni della malattia.Non come hanno fatto sanità e giustizia inglesi che hanno visto la malattia di Charlie,e non anche i suoi sorrisi e i suoi primi vagiti o le carezze della madre o il sorriso del padre.
E così con Charlie muoiono la speranza e il diritto,la pietà e l’umanità.Siamo ben oltre l’eutanasia.Perchè qui non "sceglie" l'individuo o il suo rappresentante "di volontà".Qui scelgono "altri",gente sconosciuta e ignara dei sentimenti di due genitori.E nella vicenda di Charlie è proprio questo che inquieta di più:il fatto che la sorte di un bambino,di una persona, è stata affidata a entità impersonali.A decidere non è stata mamma Connie o papà Chris,dopo essere stati informati di quella che era la malattia.No.Qui a decidere è stato un Tribunale,una Corte Suprema.In questo giorno tristissimo è difficile non pensare al «Brave New World» di Aldous Huxley,dove la gente è convinta di vivere nel migliore dei mondi possibili,ma non ha alcuna libertà ed è sotto il dominio di misteriosi coordinatori che decidono il destino di tutti.
2 commenti:
Che belle parole Clem, davvero sentite.. E anche ottima la citazione..
Sono tornata al vecchio blog che per ora funziona, mi sento a casa, dinuovo. 10 anni di vita, di cose imparate, di amici... Quello su blogspot lo terrò come riserva.
Buona estate a te Clem e grazie dei passaggi
hai ragione.....è giusto così.... è come recuperare cose, fatti, idee e sentimenti, e anche stimoli culturali e umani che hai offerto a tutti noi che veniamo a leggerti...speriamo che "Il Cannocchiale" non ti dia più problemi...
ciao Julia
Clem
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