Chissà se questa nuova parola,la "post-verità(in inglese post-truth)cambierà davvero poi il mondo.Questo termine racchiude in sé questioni diverse e vari aspetti:una questione politico-economica,una culturale.E poi ancora il rapporto con la Rete e i social network;il rapporto con il giornalismo e con l’informazione in generale.La "post verità" forse proprio per questo,è stata scelta dall’Oxford Dictionary come parola dell’anno.Più particolarmente essa descrive le "circostanze in cui i fatti obiettivi sono meno influenti sull’opinione pubblica rispetto alle convinzioni personali".A voler semplificare,essa è una bufala,una balla,che però coinvolge a tal punto la sensibilità della pubblica opinione da sembrare una verità.E dunque essa ha una valenza anzitutto culturale:descrive perfettamente un’epoca,la nostra,in cui conta l’apparenza e non la sostanza,il sembrare,non l'essere,in cui si dà molta importanza a quello che circola su internet,sui social,nella Rete.La trasformazione dell’opinione da bar a opinione fondata.
Il vocabolo "post truth" esiste già da una decina d’anni,ma nel 2016 il suo uso è aumentato del 2.000 per cento.Merito(o colpa?)del referendum sulla Brexit e della campagna elettorale Usa che ha portato Trump a diventare presidente.Il concetto è stato infatti richiamato nel corso della campagna referendaria per la Brexit,alimentata dalla diffusione di paure e cifre talora palesemente inverosimili.Del pari l'elezione di Trump è stata spiegata come reazione alle troppe post-verità politicamente corrette somministrate al popolo su globalizzazione,diritti, eccetera, bugie che ormai per le élite al potere contano più dei fatti.In realtà il termine in sé è abbastanza privo di significato.E' una forma in qualche modo legata alla moda di questi tempi,rapportata alla velocità con cui i media stanno cambiando il nostro rapporto con la realtà.Da secoli in filosofia si discute sul significato di verità e non si sono mai avute risposte sul tema.Forse l'unica cosa utile sarebbe l’informarci e il conoscere per poi einaudiamente deliberare(cioè fare e dire);una cosa,questa,che nell’ecosistema dei media attuale corrisponderebbe a una,per così dire,operazione di "ecologia culturale",che ogni cittadino dovrebbe fare.
C'è poi il rapporto con le informazioni,che sta diventando sempre più la chiave per interpretare i nostri tempi.Quando non c'erano internet e i social,si è creduto,ad esempio,che l’icona della prima guerra del Golfo fosse il cormorano sporco di petrolio.Senonchè in quelle zone non c’erano cormorani e non in quel periodo:era una foto scattata in Russia anni prima ma è diventata subito e per l'appunto,la verità.Il punto è che viviamo in un mondo in cui le informazioni che possediamo sono di seconda o terza mano.Che vengano da nostri amici o dal giornalismo ufficiale,tocca a a noi avere la capacità di leggerle.Proprio in questi giorni sia Facebook che Google si stanno interrogando sui possibili strumenti per frenare il flusso di false notizie,come ha assicurato in un post Mark Zuckerberg.Questo perché a nessuno interessa verificare le informazioni.Se per qualsiasi motivo si scrivessero cose che per conformismo piacciono alla pubblica opinione,nessuno,per ozio mentale e disinteresse culturale,si preoccuperebbe di andare a verificare.Ecco perché è necessario che le persone comincino a essere consapevoli e sulla base di questa consapevolezza si prendano la briga di "fare fatica" a leggere,approfondire,avere consapevolezza,verificare le informazioni.È un problema che si risolve agendo su molteplici campi:sulla formazione e l'informazione.Ma oltre a sapere bisogna anche conoscere,andare a fondo.A volte la verità diventa ciò che ci piace sentire,ma bisognerebbe innanzitutto insegnare a riconoscere le fonti sulla Rete.Le emozioni fanno certo parte della nostra comprensione del mondo.Se si guarda ad esempio un quadro che comunica qualcosa può cambiarti la vita.Ma oltre le emozioni ci sono i fatti.Come scriveva Wittgenstein:"Il mondo è la totalità dei fatti,non delle cose".Ecco perché occorre "allenare" la nostra mente,perché più educhiamo la nostra mente a comprendere, meno vincerà la disinformazione.Che anche in maniera capziosa corre sui media e sulla Rete per "formare" nel senso e nella direzione voluta il sentire di quello che tanti vorrebbero come popolo bue.