11 aprile 2018

LA FUGA


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L'altro giorno,nel  fare la mia solita lettura dei giornali on line,mi sono imbattuto in una notizia che definire singolare è forse riduttivo.Era la storia,più o meno misteriosa,cominciata con un incidente tra due auto in cui il conducente che ha ragione lascia in fretta e furia il luogo dell’incidente e scappa.A scappare,infatti,è proprio l’automobilista parte lesa nell'incidente,visto che a causare lo scontro era stato l’altro automobilista.Il giallo diventa per così dire una "spy-story",quando il ferito viene rintracciato dagli uomini della polizia locale presso l'Ospedale di Genova dove l'uomo era andato a farsi medicare,perchè ferito nell'incidente.Da successivi controlli risulta essere privo di patente,carta d’identità,codice fiscale e di ogni altro tipo di documento che ne attesti la sua esistenza giuridica agli occhi dello Stato e della Legge.Ma soprattutto risulta privo di un’identità definita."Mister X",chiamiamolo così,si presenta come un signore oltre la sessantina,estremamente signorile e dai modi distinti.Appena gli chiedono i documenti, risponde che non li ha.Ma non nel senso che li ha scordati a casa o lasciati sul cruscotto dopo l'incidente.E' che non li possiede proprio. Racconta di averli stracciati,per propria,consapevole scelta,agli albori degli anni Novanta,quando,per motivi che non intende rivelare,decise di seppellire il se stesso che era stato,di togliere il disturbo e "scomparire" e darsi alla macchia,pur non essendo inseguito da nessuno e senza aver compiuto alcun tipo di reato come è stato poi accertato dalle forze dell'ordine.Dalla vicenda non può che venirti alla mente il romanzo di Luigi Pirandello "Il fu Mattia Pascal".Ma mentre nell'opera di Pirandello il fuggiasco assume un’altra identità,guardando le vicende del mondo sotto mentite spoglie,"Mister X" è scappato da ogni tipo di identità,appoggiandosi di volta in volta a un nome di comodo.Senza un lavoro fisso né una fissa dimora,ma anche senza denunce a carico e senza aver compiuto alcun tipo di reato.Ora degli effetti e delle conseguenze giuridiche e soprattutto fiscali che deriveranno da questa "fuga",dalla sua precisa scelta di vita si occuperanno le varie leggi e le varie amministrazioni dello Stato alle cui attenzioni quest’uomo si è sottratto per 30 anni(sotto certi aspetti quasi si prova nei suoi confronti come un sentimento di invidia,per essersi riuscito a sottrarre all'Occhio del Grande Fratello",al Moloch statalista al quale ognuno di noi cittadini-sudditi,dobbiamo continuamente assoggettarci).Ma quello che qui interessa è l’aspetto vitale,esistenziale di tutta la vicenda.Scomparire dai radar sociali   è una decisione eccentrica.Ma autoimporsi l’anonimato proprio nell’epoca della Rete e dei social network, proprio nell'Era e nel tempo dei selfie e delle immagini che ognuno sente il bisogno assoluto di pubblicare su Facebook o Instagram,su Twitter o su Pinterest,è cosa davvero sorprendente,per usare un eufemismo.In quest'era di smodata voglia di apparire e non di essere,di sentire la necessità di dare una diversa sembianza di sé agli altri quasi come per essere "accettati" nella comunità,reale e virtuale,tralasciando di porsi domande sul senso vero ed il significato del proprio esistere,è una di quelle "sane" follie che contengono un grano di saggezza. "C'è della logica in questa follia",avrebbe forse detto il Grande Bardo.