29 dicembre 2016

AVERE UNA CHANCE

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Fare un regalo a Natale,significa,quasi sempre,regalare o regalarsi un libro.Ed un libro che sicuramente può interessare,per la ricchezza dei temi in esso contenuti,è Zero K, l’ultimo romanzo dello scrittore americano Don DeLillo,l’autore di Underworld, Rumore bianco e Cosmopolis ."Zero K" è il 16° romanzo di DeLillo,il quale,ad avviso del famoso critico letterario Harold Bloom è,insieme e Philip Roth,Thomas Pynchon e Cormac McCarthy,uno dei più grandi scrittori americani contemporanei.Il titolo di Zero K fa riferimento allo "Zero Kelvin",cioè il cosiddetto Zero Assoluto,la temperatura più bassa(meno 273,15°)che si può ottenere in assoluto.A questa temperatura si collega la cosiddetta disciplina scientifica della "Crionica",nota anche come ibernazione umana,criopreservazione o biostasi,e che è la tecnica scientifica di preservare e conservare a basse temperature,dopo la loro morte legale,il corpo di pazienti terminali,nella speranza che future tecnologie ne permettano un  giorno il ritorno in vita.E' su questo tema che si svolge la trama del libro:l'archeologa Artis Martineau,che è gravemente malata e sta per morire,decide di scegliere una forma di suicidio assisitito,facendosi ricoverare in una clinica supertecnologica dove la morte viene controllata e il corpo viene conservato con metodi criogenetici(detti anche metodi di animazione sospesa )nell'attesa che la scienza scopra il modo di farla tornare in vita in futuro.Bellissime alcune parole di DeLillo,fatte "dire" dal marito di lei:"Siamo nati senza sceglierlo.Dovremmo morire nello stesso modo?"E ancora:"La gloria dell'uomo non è rifiutarsi di accettare un destino sicuro?".Una domanda che rispecchia l’incipit del romanzo:"Tutti vogliono possedere la fine del mondo".Tra le recensioni ricevute dal libro c’è quella di Michiko Kakutani, la più famosa critica del New York Times,che ha definito Zero K il "romanzo più convincente di DeLillo dopo il suo capolavoro del 1997,"Underworld".Oppure quella della scrittrice statunitense Jennifer Egan,che ha affermato:"Tra centinaia di anni,ammesso che l'umanità non si sia estinta e continui a leggere libri,se qualcuno vorrà capire cos'era la vita in Occidente tra la fine del ventesimo secolo e l'inizio del nuovo millennio non avrà modo migliore per farlo che leggere i romanzi di Don DeLillo"."Zero K" è insomma un romanzo ricco di problematiche attuali e controverse:i conflitti(insoluti ma,in fondo,insolubili)tra scienza e religione,tra Fede e Ragione",tra Vita e Morte,tra Eutanasia e Legge,alla ricerca del significato di una vita degna di essere vissuta nella propria finitezza e della possibile rinascita corporale e spirituale post mortem.Nel libro si parla di un desiderio di fuga da un mondo segnato,cruento,destinato ad estinguersi,in nome di un desiderio di perfezione e completezza.Ma il libro esamina anche il potere acquistato dalla Tecnologia:un Mostro smisurato,divenuta una forza che non siamo più in grado di controllare.In realtà,sembra dire DeLillo,la Vita Vera si alimenta di imprevisti,di semplici oggetti e acquisisce un senso e un significato proprio in vista di una Fine.E allora:"possedere" la Vita,"sottomettere" la Morte?Forse la risposta più semplice sta in quella parte del libro dove si parla di "quell' essere piacevolmente avvolti dalle grida di stupore e di meraviglia di un bambino,pur menomato e sofferente",difronte allo spettacolo cromatico della luce solare.Il romanzo di DeLillo assume una più accentuata attualità se si pensa alla notizia riportata dai media qualche mese fa.Una adolescente britannica(14 anni soltanto!)ha chiesto ed ottenuto di essere criogenata."Io non voglio morire, ma so che sto per morire– avrebbe scritto al giudice la giovane affetta da cancro in fase terminale-ed allora voglio una chance;voglio essere crioconservata per avere una chance di poter essere curata,al mio risveglio, anche se questo dovesse avvenire fra diverse centinaia d’anni".I genitori della giovane,che sono divorziati,erano divisi sulla richiesta della figlia.Il padre era contrario:"Anche se il trattamento riuscisse,e lei ritornasse alla vita fra 200 anni,lei potrebbe non avere nessuno vicino e non potrebbe ricordarsi di nulla».Ma il giudice dell’Alta Corte di Londra,chiamato a decidere sulla questione,ha accolto la richiesta della ragazza e,motivando la sentenza,ha sostenuto di aver voluto accogliere la richiesta della ragazza,avendo individuato una base scientifica all’origine della richiesta:"Questo è un esempio di nuove questioni che la scienza pone alla Legge".Si,credo che valga proprio la pena regalare questo libro a Natale.In fondo Natale è la nascita per eccellenza,il giorno nel quale si acquisisce la Vita.Senza sapere se fra 300 anni si avrà un'altra Vita.Terrena o Ultraterrena.







27 dicembre 2016

UNA PICCOLA "INSURREZIONE"


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Gli ultimi casi giudiziari che hanno visto coinvolte le amministrazioni comunali di Roma e Milano hanno riaperto la discussione sul tema della corruzione politica oggi in Italia.Alcuni studi sul fenomeno della corruzione in Italia hanno quantificato in 40 miliardi la cifra che indica il livello presunto di corruzione in Italia,cioè il 3 per cento del Prodotto interno lordo(Pil).Perciò se il Pil italiano é di circa 1.700 miliardi,la corruzione è pari appunto a 40 – 50 miliardi.E scusate se è poco.E' trascorso un quarto di secolo dall'inchiesta sulla corruzione politica in Italia che prese il nome,ormai famoso,di "Mani Pulite".Eppure nella pubblica opinione,nel sentire comune,rimane netta la sensazione che il fenomeno non è stato affatto debellato,ma che anzi continua a sussistere vigoroso,assumendo soltanto forme altre e diverse.Detto questo, resta tuttavia il problema di comprendere perché la percezione del fenomeno,in questi ultimi anni,rimane così forte.Le cause sono diverse.Alcune di natura politica,altre di natura economica.La prima Repubblica è stata anche terreno di scontro tra gli opposti schieramenti di USA ed URSS.La “guerra fredda” tra Oriente ed Occidente non è stata solo la chiave interpretativa di una fase storica.Le strutture di massa dei singoli partiti che si rifacevano all'uno o all'altro schieramento  esprimevano forze reali,che andavano organizzate,strutturate e mantenute.Tutto ciò richiedeva un'enorme disponibilità di mezzi finanziari che erano fuori della portata del semplice finanziamento pubblico ai partiti.Ed ecco allora da un lato l’oro di Mosca e dall'altro i dollari della Cia.Con l'aggiunta di finanziamenti illeciti che segnarono la caratteristica di un lungo ciclo politico,iniziato con gli anni ’60.Chi pagava?Naturalmente il cittadino,ma in forme mascherate.La pressione fiscale era particolarmente bassa,almeno fino al 1992.Ma tale bassa fiscalità era però "compensata" dal crescente deficit della finanza pubblica,che copriva i costi reali del clientelismo e del malaffare.Un deficit pubblico che si dilatava sempre più fino al punto da determinare le continue svalutazioni monetarie.Entrambe queste condizioni oggi non esistono più.I partiti di massa sono scomparsi dall’orizzonte politico e il "Fiscal Compact" impone limiti invalicabili al deficit di bilancio.Ed ecco perché oggi,a differenza che nel passato,la pressione fiscale è salita enormemente fino a diventare del tutto insostenibile.Tutto ciò ha fatto emergere quel legame limaccioso che,da sempre,intercorre tra l’opacità amministrativa ed il fenomeno del malaffare.Sostenere che i politici rubano come prima,come pure è stato affermato,non è,tuttavia,del tutto esaustivo.Se non altro perché una motivazione di fondo – il finanziamento degli apparati di partito – è venuta fortemente scemando.Ed allora da dove nasce la sensazione che ben poco è mutato?Probabilmente dal fatto che la corruzione si è diffusa in una miriade di micro interventi.Passando dai rami più alti della politica a quelli più bassi dell’Amministrazione,coinvolgendo in questo pantano migliaia di cittadini.Gli esempi sono quotidiani.Basta guardare al contrasto tra l’urgenza del cittadino nel “fare”,nell'agire,nel porre in essere attività di natura commerciale,industriale o edilizia,a fronte dei mille permessi,autorizzazioni,concessioni che la Pubblica Amministrazione rilascia con una estenuante lentezza che appare in certi casi addirittura studiata,voluta ed artatamente imposta all'interno di una macchina burocratica che proprio per questo non si riesce o non si vuole ammodernare davvero.Il cittadino si trova ogni volta di fronte al conflitto tra “ragione” e “sentimento”.Da un punto di vista etico egli è naturalmente portato a rifiutare ogni forma di pagamento improprio.Ma dal punto di vista economico e materiale,la scelta razionale è quella di aderire.Per potere agire e cioè lavorare,produrre,commerciare.Ed allora si paga.Maledicendo,ma si paga.E' questo il riflesso di un potere discrezionale della Pubblica Amministrazione nel suo perverso rapporto con il Potere Politico,senza controllo,che si nutre della complessità e scarsa trasparenza del procedimento amministrativo.Ma pensare che la corruzione possa essere fermata semplicemente con le manette,come fanno molti,anche in maniera strumentale o,per così dire,populista ed ideologica,è cosa senza senso.Ciò che occorre è una grande semplificazione amministrativa che accorci le catene di comando,semplifichi al massimo le procedure,riduca i passaggi ed i poteri di interdizione,dei politici e della macchina burocratica.Ciò di cui c'è bisogno è una politica di privatizzazioni,quanto più ampia possibile,di strutture,organi e attività che favorisca trasparenza e al tempo stesso snellezza nell'agire burocratico.Perché è proprio in quegli anfratti di poca chiarezza di un tenebroso agire politico-amministrativo che si annida il germe vero della corruzione. Ed è forse il caso di fare,dal parte del cittadino,quella che Thomas Jefferson chiamava una "piccola insurrezione",etica e morale contro l'intreccio perverso politico-burocratico,causa prima della corruzione.Una piccola insurrezione liberale per ridare spazio e prospettiva ad una politica che tuteli davvero il cittadino.

17 dicembre 2016

COME PRIMA, PEGGIO DI PRIMA

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#Cambiailverso era l'hashtag con il quale Matteo Renzi iniziò la sua esperienza di Presidente del Consiglio italiano(non eletto,naturalmente).E gli italiani,che volevano che le cose davvero e finalmente cambiassero in un Paese retto per decenni da una casta politica tracotante che aveva fatto del malgoverno il suo carattere distintivo con una corruzione morale prima ancora che materiale,gli diedero fiducia,affidandogli il 40% dei consensi alle elezioni europee del 2014.Ma a vederlo adesso,a giudicare adesso l'era renziana,dopo la severa scoppola al referendum costituzionale del 4 dicembre,si può ben dire che il verso è sempre quello,che nulla è cambiato sotto il cielo della politica di questo Paese.Continuiamo ad essere governati da una classe politica inadeguata e arrogante,per la quale le parole e gli impegni presi davanti ai cittadini valgono meno che niente.Durante i mesi che hanno preceduto il referendum costituzionale del 4 dicembre,tanta parte della maggioranza di governo ha solennemente promesso che avrebbero lasciato la politica se la riforma fosse stata bocciata dai cittadini.Ma ora che 20 milioni di elettori hanno cancellato la riforma che portava la firma di Maria Elena Boschi,sono ancora tutti lì.A partire proprio dalla Boschi,"madrina" della riforma costituzionale clamorosamente respinta dai cittadini.Maria Elena,infatti,uscita da Palazzo Chigi dalla porta laterale vi è rientrata da quella principale,in qualità di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.Eppure fu lei,intervistata a "In mezz'ora" da Lucia Annunziata,a dichiarare:"Anche io lascio se Renzi se ne va:ci assumiamo insieme la responsabilità.Abbiamo lavorato insieme ad uno stesso progetto politico".Ed invece "arieccola":alla cerimonia di giuramento del Governo Gentiloni dei nuovi/vecchi ministri,lei c'era,caspita se c'era.




Maria Elena,però,non è l'unica a non conoscere le parole "dignità politica" e coerenza.Anche il deputato super renziano Ernesto Carbone,in una trasmissione tv,a precisa domanda rispose:"Sì, lascio la politica.Si tratta di essere seri.Se vince il NO,certo che vado a casa,perché vuol dire che ho fallito:grazie a Dio non campo di politica,nella vita ho un lavoro".Fa l'avvocato,l'onorevole Carbone ed è(dice lui)una persona seria.Ma se veramente serio fosse stato,sarebbe tornato a fare l'avvocato nella sua Cosenza,mentre invece lo hanno ancora avvistato dentro i palazzi del potere renziano.Altre belle parole sono poi venute dal ministro dei Beni Culturali,Dario Franceschini.Intervistato da "Repubblica",dichiarò che,in caso di vittoria del No,"si chiude bottega".Ma l'insegna:"chiusa per dignità" non è ancora comparsa sulla bottega politica di Franceschini.Ministro era prima con Renzi,Ministro è adesso con Gentiloni.E poi è stato il turno di Valeria Fedeli,che,parlando di una ipotetica vittoria del No,affermò di "non essere attaccata alla poltrona".E in effetti l'ha cambiata:è diventata ministro per l'Istruzione.E fa niente se aveva detto il falso,dichiarando di avere una laurea,quando invece non ha nemmeno un diploma di maturità.Tanto il web ha organizzato lo stesso la  "Festa di laurea di Valeria Fedeli"



E "dulcis in fundo",ecco "Lui",ecco Renzi.Il premier Matteo Renzi che ha lasciato sì Palazzo Chigi,ma è restato segretario Pd(non ha mica abbandonato la politica).A ben vedere è lui che realmente ha costituito il nuovo Governo,altro che Mattarella,mettendoci tutti i suoi fedelissimi.Ci ha messo il "suo" Premier(Paolo Gentiloni)i "suoi" Ministri(quelli che già c'erano da prima)e ci ha messo i suoi fedelissimi,come la Boschi e Luca Lotti,affidando loro centri strategici per il controllo dell'azione politica.Eppure per tutti i mesi che hanno preceduto il referendum non c'era giorno che non dicesse:"se dovessi perdere il referendum considererei conclusa la mia esperienza perché credo profondamente nel valore della dignità della cosa pubblica".Ed ancora:"Io ho già la mia clessidra girata.Se mi va come spero,finisco tra meno di 7 anni.Se mi va male,se perdo la sfida o il referendum del 2016 vado via subito e non mi vedete più.Ci hanno detto che siamo attaccati alle poltrone,ma noi siamo attaccati alle idee"Ipse dixit il 20 marzo 2016 all'Assemblea deio giovani Pd.Poi fu la volta di Fabio Fazio,quello delle interviste-tappetino,rincarò la dose:"Se io perdo,con che faccia rimango.Ma non è che vado a casa,smetto proprio di fare politica".Come è andata tutti ora lo sanno.Nessun verso cambiato.Tutto come prima se non peggio di prima.


07 dicembre 2016

LA SOLITA LEZIONE


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Alla fine ha vinto quella che "lui",Matteo Renzi,oramai ex premier,aveva sprezzantemente definito l'“Accozzaglia”,cioè tutti quelli che da destra a sinistra,ciascuno con proprie e diverse motivazioni,s'erano permessi di non essere d'accordo con lui nel deformare(più che riformare)un sistema di regole,di pesi e contrappesi che la vigente Costituzione(che comunque è effettivamente da riformare,ma in ben altro modo)nonostante tutto assicura.Non sono stati con lui il 60% di cittadini italiani.Ma più che sul merito della riforma la gente ha votato contro di lui.Contro di lui ha votato l'80% dei giovani fra i 18 e i 35 anni,cioè quel ceto giovanile,che in lui si sarebbe dovuto riconoscere e che in lui avrebbe voluto riconoscere il nuovo della politica italiana.Ma che politica di rinnovamento potevi aspettarti da chi,come Matteo Renzi,ha interpretato il governo della cosa pubblica nella peggiore e più becera forma in puro stampo di arrogante potere clientelare tipo democristiano?Inevitabile,dunque,la sconfitta.Una sconfitta così rovinosa che trascende anche il merito dei quesiti referandari,ma che ha rappresentato un rifiuto della personalità stessa di Renzi,un’insofferenza radicale della sua immagine e del suo proporsi.Questo perché Matteo Renzi è diventato insopportabilmente antipatico.Gli italiani non hanno sopportato più il profluvio dell’ottimismo,gli annunci sull’uscita dal tunnel,quel suo "grazie a me ormai ce l’abbiamo fatta".Ai tanti italiani che viceversa se la passano tuttora male,sentirsi dire che,contrariamente alla loro esperienza quotidiana,le cose si stavano mettendo bene,deve essere suonata come una presa in giro.Specie al Sud dove l'Istat ha stimato che quasi 1 abitante su 2,ovvero la metà dei residenti nel Mezzogiorno,risulta a rischio povertà o esclusione sociale.E poi quelle sue conferenze stampe e quelle sue odiatissime "slides".Con tutta quella marea di parole,in realtà Renzi non ha mai parlato al Paese in modo responsabile e serio.Ha parlato sempre con arrogante sarcasmo.Non ha parlato mai della gente semplice e dei loro problemi.Anzi.Si è compiaciuto degli endorsement che gli provenivano dai giornali economici internazionali(il "Financial Time",soprattutto)dall'Europa dei burocrati che pure fingeva di combattere,dalla Confindustria o dalla Banca d'Italia e dal sistema bancario,al quale ha dato più che un "aiutino" salvando i vertici "amici" nonostante le loro grandi responsabilità nella rovina di decine di migliaia di cittadini italiani.E quanti "collaboratori",diciamo così.nominati in una miriade di posti,scelti solo per la loro sicura fedeltà(vedi soprattutto i vertici Rai).Il popolo italiano ha votato contro tutto questo e contro i ricatti ed il terrorismo di una Apocalisse finanziaria per “un salto nel buio” che nessuno ci avrebbe perdonato.E invece non si è verificato alcun terremoto finanziario.Era una investitura plebiscitaria quella che Renzi cercava col referendum.Autorevolissimi costituzionalisti e giuristi italiani si sono affannati nel difendere una riforma che sapeva tanto di autoritarismo e tanto poco di garanzie di stato di diritto,con rischio di deragliamento dai binari liberali della nostra Repubblica,che quella riforma comportava.Renzi ha potuto contare sull'appoggio della “gente di cultura” nonchè della nostra classe politica e giornalistica.Personaggi annoiati da un uso della ragione e di un pensiero libero e liberale.Ed oggi,come sempre accade,quelli che fino a ieri erano con lui,abbandonano il vascello renziano.Come se nulla fosse successo.E invece molto,troppo è successo per lasciare andare.E' per questo che non possiamo,non dobbiamo dimenticare quanto accaduto perché non si verifichi più qualcosa di analogo,che possa annichilire i valori della ragione.Da tutto questo una lezione,la solita crociana lezione di religione:la religione liberale che ci insegna che la libertà non è mai conquistata una volta per tutte.Ogni giorno c'è da fare qualcosa per essa.Mai conformismo,mai asservimento,ma un continuo perpetuo impegno per difendere le idee proprie,e quelle degli altri.Che accozzaglia non sono.

29 novembre 2016

UNA PAROLA PERICOLOSA

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E pur quando e se termineranno i peana e le glorificazioni che di "lui" in queste ore si stanno facendo nei sinistri salotti "bene" dell'intellettualità italiota,sui giornali "cool"(quelli che si mettono bene in vista nella tasca del "paltò" per far vedere chi si è)e nelle trasmissioni televisive che ospitano i dottoroni "Grandi Firme" del prono giornalismo nostrano,ebbene nemmeno allora(è facile prevederlo)si vorrà ricordare chi fu davvero Fidel Castro,il tiranno di Cuba.Ancora oggi quel Paese viene segnalato dagli organismi internazionali operanti nel settore come il governo che reprime "sistematicamente individui e gruppi che lo criticano"(Human Rights Watch)e mantiene"un ferreo controllo di oppositori,attivisti dei diritti umani e giornalisti indipendenti"(Amnesty International).Ma questo,per l'intellettualità nostrana,è solo il frutto della propaganda del sistema capitalista.La verità,per gli intellettuali radical chic italiani,sarebbe che a Cuba il welfare funziona alla perfezione,la sanità copre tutti,e l'istruzione è garantita al popolo.Ma di fatto,nei suoi lunghi anni al potere,Castro ha eliminato le libertà civili nell'isola,dove non esiste pluralismo politico,nè diritto di assemblea o di manifestazione.E tantissimi i cubani costretti ad andar via dall'isola:circa 1,2 milioni.E gli intellettuali di casa nostra sanno benissimo quali furono i comportamenti di Castro nei confronti degli intellettuali cubani.Nel '61 Castro pronunciò il suo famoso discorso rivolto agli intellettuali che segnò la fine della libertà artistica("Quali sono i diritti degli artisti?Dentro la rivoluzione tutto,contro la rivoluzione nessun diritto").E così il poeta Herberto Padilla fu processato per "attività sovversive" e obbligato ad un'autocritica pubblica in puro stile stalinista.Ogni iniziativa dei dissidenti veniva sistematicamente schiacciata:nel 1998,dopo che  Oswaldo Payà(cattolico e lider del Movimento Cristiano Liberacion)aveva raccolto firme per una riforma costituzionale,per l'introduzione  di articoli che garantissero una serie di diritti inalienabili(libertà di associazione,di parola,di stampa)Fidel lanciò la c.d. "Primavera Nera,durante la quale decine di dissidenti furono condannati a lunghi anni di carcere.Le mogli delle vittime di quell'ondata repressiva fondarono le Damas de Blanco(che rivevettero il Premio Sakharov nel 2005)e ancora oggi sfilano ogni domenica andando a messa nel centro dell'Avana.Ma anche contro la comunità cristiana cuba si scagliò la dura repressione castrista.E forse proprio per questo,i 3 Papi che si son succeduti nelle loro visite a L'Avana(Papa Giovanni Paolo II,Papa Benedetto XVI e Papa Francesco)avrebbero dovuto esigere più precisi impegni sulla libertà di culto e dare meno aperture di incondizionato credito al regime castrista.Perchè dietro gli incontri ufficiali,i doni,gli abbracci e i calorosi saluti con il "lider maximo",la storia racconta di un dittatore spietato con i cristiani.Un anno fa,pochi giorni dopo il viaggio di Papa Bergoglio sull'isola,il portale del Pontificio istituto missioni estere "Asia News", pubblicò la lettera di un esule che raccontava una realtà diversa da quella che il mondo aveva visto in tv."Da uomo libero e come cattolico ho l'esigenza di dire quello che penso del regime comunista dell'Avana e voglio dire quello che mi piacerebbe vedere nella chiesa cubana,come frutti di quella visita"."Perchè-proseguiva l'esule-non chiamare le cose con il loro nome e cioè "dittatura" il governo dell'Avana,chiedendo pubblicamente che esso garantisca ai cubani libertà e una vita senza persecuzioni e senza paura?Fa male vedere che lo stesso regime che si beffava(e si beffa)di Dio,della Chiesa,dei religiosi riceva poi Papa Francesco fingendo di dare l’immagine di un governo rispettoso degli esseri umani e dei loro diritti.Sapendo che esso non ha alcuna intenzione di cambiare”.E,a corrobare la tesi,si elencavano le schedature di semplici fedeli che volevano partecipare agli incontri con il Pontefice(messa compresa)molti dei quali messi in stato di fermo(donne comprese)solo perché sospettati di essere contro il regime.Il timore delle autorità cubane,era che si ripetesse quanto avvenuto nel 1998,quando Giovanni Paolo II,durante l'omelia pronunciata 13 volte la parola "Libertà",con i fedeli che iniziarono a scandire in forma ritmata la parola "Libertà":"Libertad! Libertad!".Già.Libertà.Una parola "pericolosa" una parola che fa paura alle dittature,e perciò anche a quella cubana.E' "quella" parola,è la parola "Libertà". 

25 novembre 2016

UN'ALTRA VITA ERAVAMO


Un'altra vita eravamo,
altri giorni vivevamo;
e proprio oggi che quel tuo, nostro giorno
ancora ritorna,
proprio oggi che chissà
tu dove,chissà con chi
adesso tu sei
di nuovo ed ancora
tutto per me
vale oggi come allora:
quella vita
per me vive sempre
quei giorni per me
sempre ci sono.
Come se insieme
io e te fossimo ancora.

11 novembre 2016

LO CHOC DEI RADICAL CHIC

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Piaccia o non piaccia, Donald Trump è divenuto il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. Certo,alcune sue affermazioni in campagna elettorale sono state davvero incredibili e sconcertanti.Ma intanto la gente ha ugualmente votato per lui(ed è questo il bello della democrazia,per fortuna).Al contrario qui in Italia sono ormai 5 anni che al popolo non è dato scegliere il proprio governo nazionale.Trump ha raccolto il voto urbano di masse di persone disilluse dall’attuale establishment di matrice democratica.Inoltre Trump ha avuto gioco facile nel capitalizzare il grande malcontento popolare.Il potere d’acquisto delle classi medie è notevolmente diminuito e quello che guadagnano milioni di cittadini americani non è più sufficiente a garantire gli standard di benessere di un tempo.Tutto questo non poteva non essere il terreno di coltura ideale per l’indignazione   popolare che ha acceso gli appelli emotivi di Trump al protezionismo e a “una nuova grande America”.In realtà l’insoddisfazione per la politica tradizionale e i partiti che ci sono in tante parti del mondo hanno pesato molto di più che la campagna sessista o i commenti razzisti che caratterizzano il vocabolario del tycoon. Di fatto, abbiamo assistito ad un nuovo capitolo di una crisi di sistema che lega il voto delle presidenziali Usa al trionfo della Brexit britannica e ad un aumento globale del populismo.A competere con Trump c'era una Hillary Clinton percepita lontana dai reali problemi della gente e fortemente identificata con il volto peggiore del potere politico.Ma Trump non si è dovuto battere solo contro Hillary.Con la Clinton,infatti,si è schierato tutto quell'establishement della grande comunicazione di massa e della grande finanza.Ma anche tutto quel mondo radical chic dello spettacolo cinematografico e musicale:da Bruce Spingstreen a Madonna,da George Clooney a Robert De Niro(che ora,per protesta contro l'elezione di Trump vuole venirsene a vivere in Italia);da Kate Perry a Lady GaGa,Elton John e Meryl Streep.Ma poi è venuto il risultato elettorale e lo choc per la stampa e i radical chic(americani ma non solo)è stato totale.Gli imbarazzatissimi grandi quotidiani americani si sono subito rimangiati la campagna di odio riversata contro il neo presidente in questi mesi.“Trump triumphs”, titolavano all’unisono il New York Times e il Washington Post. Solo un secco “President Trump” per il Wall Street Journal.Se negli Usa i media si cospargono il capo di cenere,i giornalisti italiani,soprattutto quelli dell’intellighentia una volta cosiddetta di Sinistra, hanno fatto una figura da provinciali.“Trump è un guaio mortale”,aveva sentenziato il 6 novembre il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari.Quasi profetico l’attuale direttore del quotidiano del Gruppo Espresso,Mario Calabresi,secondo il quale“sarebbe irragionevole Donald Trump alla Casa Bianca”.Catastrofista si era dimostrato Gianni Riotta, il quale il 1 novembre scriveva che “Trump presidente sarebbe un azzardo totale,mischiando la resa totale a Mosca con sprazzi di belligeranza isterica”.E poi Vittorio Zucconi (“Trump pensa che i codici nucleari siano numeri di telefono di modelle e starlette disponibili”) e Beppe Severgnini(“Nessuno,da sobrio,affiderebbe a Trump la guida della prima potenza del mondo”).
Adesso che tutto è finito si è costretti ad assistere in tv a manifestazioni e cortei organizzati negli USA per "protesta" contro il voto a Trump.Protesta?E per cosa?E contro chi?Contro la gente che si è permessa di usare la parola "Democrazia",votando come gli pareva?Ma forse sono stati proprio quegli atteggiamenti di sufficienza intellettuali e radical chic,americani,europei e naturalmente anche italiani,a incattivire il clima politico di queste elezioni presidenziali americane.E anche qui in Italia,dove si aspettava di celebrare,da parte di quegli ambienti più o meno intettualoidi,la vittoria di Hillary,si vedono in tv,si leggono sui giornali,rabbiose trasmissioni (in un tg al blogger è capitato di sentire(letterale):"la VERA America ha votato per la Clinton").E si leggono isterici articoli contro Trump che fanno capire quanti ottusi e presuntuosi italioti "tifosi" radical chic avesse anche da queste parti la Clinton.Con un grande sprezzo per la Democrazia.Ma anche con un infinito sprezzo del ridicolo.





04 novembre 2016

CHE SENSO HA ?

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Trovarsi a Roma per un viaggio di qualche giorno. Esserci di nuovo ed ancora per visitare posti,per incontrare gente.Camminare per le strade di Roma ancora una volta,ma senza mai stancarti,e anzi con la voglia di meravigliarti sempre difronte agli splendori dei suoi secoli.Tornare in posti già visti,oppure scoprire di essa cose nuove,nuovi luoghi,nuovi posti mai veduti prima e capire perché di Roma non puoi farne a meno.Ma poi,proprio in quel giorno,dopo 7 ore,dopo 41 minuti dalla mezzanotte,anche lì,anche a Roma,improvviso,istantaneo,impensato,inaspettato,tremendo,incredibile,ecco di nuovo quel sommovimento,quello spostamento,quel rombo che hai già "sentito" allora,in quell'anno,in quel 1980,in quel 23 novembre di una vita fa.Sono secondi,momenti,una vita.Terrore,paura del tutto che trema,dell'angoscia che l'anima atterisce.Senza possibilità di fare,senza capacità di pensare.Poi la scossa che cessa,il brontolio della terra che s'arresta.E il "normale" che torna,il quotidiano che di nuovo si mostra.Lo sgomento sminuisce.E' stata tremenda-tu pensi-ma è finita",grazie a Dio è finita.Sì,per te è finita,ma in altri posti,per tanta altra gente,il "tutto" comincia.In "quei" posti,nei posti dell'epicentro,è proprio allora che un'altra vita comincia,un diverso,drammatico domani inizia.Lì,in quei posti,che solo adesso cominci a conoscere e ad imparare:a Norcia,per esempio.O Accumuli o Arquata o Amatrice o Castelluccio,per esempio.E' dalle immagini che poi vedi,è dalle foto che poi guardi,che capisci quanta tragica devastazione di anime,di corpi,di storia,di cultura c'è stata in quelle terre dell'epicentro.E' guardando quelle vite di anziani e bambini,ristrette sotto una tenda,costrette dentro a un camper,che ti chiedi:ma che senso ha ?Che senso ha parlare di astrusi ed incomprensibili referendum,di discutere su di un SI od un NO?Che senso ha parlare di un Ponte su uno Stretto,invece che di "questi" posti,di questa gente straziata nella carne e nell'anima?Che senso ha  quell'agitarsi di quei Palazzi lontani,di questa politica politicante,se poi la gente,la gente dell'epicentro,non sa,non comprende che cosa c'entrino queste parole con questi loro nuovi,drammatici,tragici giorni? 

14 ottobre 2016

DYLAN ED OMERO

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E allora il Premio Nobel per la letteratura 2016 è andato a Bob Dylan.L'annuncio ha destato nella comunità letteraria internazionale una,per usare un eufemismo,"forte perplessità".Dylan ha battutto i superfavoriti:dal poeta siriano Adonis al romanziere keniano Ngugi Wa Thiong,dall'eterno candidato Piliph Roth(in questi giorni è in uscita nelle sale cinematografiche italiane il film tratto da uno dei suoi libri:"Pastorale Americana" https://www.youtube.com/watch?v=fhvfKnA_cjo ) Don De Lillo("Underworld" il suo capolavoro") allo scrittore giapponese Haruki Murakami("1Q84","Kafka sulla spiaggia")a Thomas Pynchon ("V." "Vizio di forma","Vineland").Per alcuni la decisione del comitato Nobel "è stata sprezzante nei confronti degli scrittori".E altri:"Dylan mi piace,ma dov'è il lavoro letterario?Analogamente lo scrittore italiano Baricco ha detto che se Dylan ha vinto il Nobel per la letteratura,allora lo potrebbe vincere anche un architetto.E la vittoria di Dylan è arrivata proprio mentre i colossi della letteratura Usa aspettano da anni un Nobel:Philip Roth,Joyce Carol Oates,Don De Lillo e Thomas Pynchon(ma si sa che il comitato dei Nobel non ha mai visto di buon occhio gli scrittori americani)mentre scrittori del calibro di Jorge Luis Borges sono stati ignorati in vita dall'Accademia svedese.Lo scrittore scozzese Irvine Welsh,autore di "Trainspotting",da Twitter si è scagliato con ferocia contro gli accademici di Svezia e contro il premio assegnato al poeta rock:"Sono un fan di Dylan,ma questa è nostalgia mal concepita scaturita dalle prostate rancide di hippies senili,farfuglianti" ha scritto.In effetti ad onor del vero e a molto modesto avviso di chi scrive,i temi delle canzoni di denuncia sociale di Dylan sono un po' datate;antiretoriche,certo,ma rappresentano pur sempre lo spirito di tempi e di epoche sociologiche e storiche passate,che una vita fa raccontavano delle aspirazioni ad un mondo migliore,del rifiuto della guerra(erano ancora i tempi della guerra in Vietnam e oggi parliamo di Isis,di rapporto tra religioni,di multietnicità e perfino della reale sopravvivenza del concetto di Democrazia)della ricerca di un'identità per i giovani.E allora nasce il dubbio,rimane la domanda.Letteratura e musica sono cose distanti e non intercomunicanti?Non so.Entrambe suscitano emozioni e sentimenti.Però credo che la musicalità di una pagina di un libro non ha bisogno di strumenti per espimersi:è immediata,senza dispositivi come altoparlanti o amplificatori,non ha bisogno di "traino" sonoro.Per dire:Dante o Virgilio li può decantare chiunque,senza l'accompagnamento di cetra o clavicembali.Ma le canzoni(e l'eventuale poesia che esse esprimono)richiedono il necessario traino musicale ed in più conta  la  vocalità individuale dell'artista e la sua capacità di "fare spettacolo" sul palcoscenico;si esclude,così,il carattere "aperto"e universale della poesia.In ogni caso la questione dei rapporti tra musica e poesia(come una delle forme delle letteratura)rimane aperta.Quello che però non si può sopporatare è quello che ha detto Sara Danius,segretaria dell'Accademia Svedese nello spiegare del perché del Nobel a Dylan ha quasi cercato una "excusatio non petita"che sfocia in una "accusatio manifesta":"Spero non ci siano critiche per questo premio"-ha detto la Denius-spiegando che "assegnare il Nobel a Bob Dylan non è un atto rivoluzionario.Può sembrarlo, ma se si guarda indietro a 2.500 anni fa,si incontrano poeti come Omero o Saffo che scrissero testi che dovevano essere interpretati o ascoltati anche con l'accompagnamento di strumenti musicali.Lo stesso accade con Bob Dylan.Noi leggiamo ancora Omero e ci piace,anche Dylan può e dovrebbe essere letto oggi,perché è un grande poeta".No,signora Denius.Non si renda ridicola.Lasci stare.Si faccia spiegare prima chi era e come faceva poesia Omero e poi ne riparliamo.

23 settembre 2016

ABBASSO L'OTTO MARZO



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Oramai ad ogni competizione elettorale i partiti politici fanno a gara per inserire rappresentanti del genere femminile nelle proprie liste.Forse i nostri politici pensano che la presenza delle donne nelle liste sia buona a prescindere,serva a rendere più presentabile la (mala)politica italiana.Salvo poi vedere comparire sul palcoscenico politico italiana quattro sciacquette e ballerine senza nessun merito e capacità.Ma tant'è.Questo distorto e un po' snobistico atteggiamento intellettuale mi ha fatto venire in mente una celebre opera del commediografo greco Aristofane,le "Ecclesiazuse" (“Le donne al Parlamento”).Nella commedia il poeta,deluso da tanti anni di guerra e di sfacelo politico,morale e sociale delle istituzioni della sua città,immagina che il potere esecutivo,mal gestito dagli uomini,venga conquistato dalle donne con un colpo di Stato. Ottenuto il potere,le signore ateniesi,guidate da Prassagora,sconvolgono completamente gli ordinamenti precedenti introducendo una sorta di comunismo dei beni e delle donne stesse:ciascun cittadino perciò, ricco o povero, dovrà mettere in comune i propri beni e dedicarsi all’amore libero,senza più regolari matrimoni.Ne deriva una serie di conseguenze grottesche,tipiche della commedia farsesca di Aristofane:da un lato i ricchi sono reticenti a mettere in comune i propri averi, dall’altro si verifica una promiscuità sessuale senza precedenti.La commedia è una satira feroce,senza attenuanti:il governo delle donne,alla fine,non si rivela migliore di quello degli uomini,conduce anzi ad un disastro morale ed umano,oltre che politico e sociale.Ovviamente la commedia ha valore di provocazione,perché nel pensiero antico non era in alcun modo concepibile la partecipazione delle donne alla conduzione dello Stato.Ma dietro il riso e la satira,propria delle commedie di Aristofane,si nasconde l’angoscia e il disorientamento di chi ha visto la decadenza dei propri ideali.Richiamata per sommi capi la commedia di Aristofane,si può forse pensare che questa ostinazione a volere le donne a tutti i costi nella gestione della cosa pubblica,abbia origine da un presupposto errato e che anzi e al contrario,discriminatoria nei loro confronti.Fissare un giorno di festa dedicato alle donne(l’8 marzo),il determinare “quote rosa” nelle amministrazioni pubbliche,scrivere leggi sulle "pari opportunità"  significa trattare il genere umano di sesso femminile come un qualcosa di “diverso”,come una particolare categoria differente,rispetto a quella "normale" del maschio.E' del tutto ovvio che le donne debbano entrare in Parlamento,come in ogni altro organismo,è giusto e inappuntabile;ma debbono arrivarci per meriti oggettivi,per capacità dimostrate,e non per una “quota” loro riservata, perché decidere a priori che un certo numero di posti è riservato alle donne è come trattarle da inferiori, è paragonabile alla riserva dei posti sugli autobus per gli invalidi o per gli anziani,categorie in certo qual modo protette perché diverse e disagiate rispetto ai comuni cittadini.L’elezione a tutte le cariche pubbliche e private dovrebbe avvenire sulla base dei meriti individuali,il solo criterio che dovrebbe valere in ogni campo;che poi questi meriti ce l’abbia un uomo o una donna,è del tutto indifferente.La verità è che in uno stato autenticamente laico e liberale non deve esserci  alcuna discriminazione dell'INDIVIDUO,in quanto persona portatore/trice di diritti,uomo o donna esso sia.Alle donne,quindi,non serve nessun 8 marzo,nessuna festa "dedicata".Nessuna quota e nessuna pari opportunità.Alle donne serve "solo" che una società liberale,un vero Stato di diritto dia e riconosca all'individuo(sia esso uomo o donna)stessi diritti e stesso rispetto e che a ciascuno fornisca la possibilità di affermare i propri meriti le  proprie capacità,la propria professionalità,in tutti i modelli organizzativi nei quali si articola il moderno Villaggio Globale:nella finanza,nell'industria,nel lavoro,nella cultura e anche nella politica.E serve che uno Stato di diritto tuteli le donne da ogni forma di violenza,fisica,psicologica,etnica o religiosa.E allora viva la donna in quanto INDIVIDUO libero che pensa liberamente e abbasso l'otto marzo,che è festa per chi crede di essere libero mentre libero non è.

11 settembre 2016

STELLE S-CADENTI

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Molti ci credevano.Parecchi ci speravano.In tantissimi li hanno votati.Nel 2013 li votarono così in tanti che il Movimento "5 Stelle" di Beppe Grillo diventò il primo partito italiano.Il voto ai pentastellati fu anche una reazione di rabbia della gente contro il degrado e la corruzione morale,ideale e materiale cui era arrivata la politica del centrodestra e del centrosinistra.E un altro successo per i 5 Stelle è stato anche alle ultime elezioni amministrative,nelle quali i ragazzi di Grillo hanno ottenuto un nuovo straordinario risultato elettorale,conquistando importanti città italiane,come Torino ma soprattutto eleggendo un proprio rappresentante alla guida di Roma,Capitale d'Italia e Capitale mondiale della Cristianità.I successi dei Pentastellati sono arrivati su alcuni punti fondamentali;uno è sempre stato la lotta alla illegalità e alla corruzione politica.Tanto da scandire ininterrottamente la parola “onestà”,quasi a voler dire che di essa solo loro hanno il copyright. Le vicende di Roma sono sotto gli occhi di tutti. E le vicende di Roma hanno detto tutt'altro.Una cosa è giudicare gli altri,altra è riuscire a comportarsi diversamente in situazioni analoghe.Così,ad esempio,il caso degli alti compensi del capo di gabinetto della neo eletta sindaca di Roma,Virginia Raggi.Dopo avere urlato per mesi contro le retribuzioni dei politici e degli amministratori e avere additato le pensioni elevate come un furto da tagliare,i “grillini” hanno capito che le alte competenze si pagano quanto il mercato lo richiede,per il semplice fatto che altrimenti i competenti si dedicano ad altre attività dove le loro capacità possono essere remunerate per il loro effettivo valore.Ma è ben difficile far capire all’elettorato grillino,indottrinato a pensare che uno stipendio elevato è un furto "a prescindere" senza considerare che esso significa anche un alto grado di esperienza,competenza,capacità,e non necessariamente solo un bieco accordo di clientela,una corruzione,uno spreco.E ancora.Dopo avere ripetutamente chiesto la cacciata di qualsiasi politico indagato,dopo avere espulso o "dimissionato" chi non aveva comunicato in tempo reale il "semplice" ricevimento di un avviso di garanzia,i "5 Stelle" si sono trovati in mezzo a una grana assai poco chiara con un assessore indagato,e una sindaca che sapeva e dice di avere informato il “cerchio magico” del direttorio. Anche qui:vallo a spiegare a quelli che sono stati incitati per anni a considerare qualsiasi indagato non già come un innocente fino a prova contraria,ma come un delinquente a priori,secondo il paradigma forcarolo che “se ti indagano è perché qualcosa devi aver fatto”.Perchè per i Pentastelle non c'è bisogno di aspettare la fine delle indagini,si è colpevoli sin dal primo momento,con buona pace per lo Stato di diritto.D’altro canto,aizzare le folle inizialmnte paga.Ma non per sempre e ne sa qualche cosa un certo Robespierre.E così il boomerang del giustizialismo è tornato e ha colpito e ha fatto male,molto male.Ecco perché i vertici 5 Stelle è bene che cambino registro,anche per far dimenticare quanto la loro politica sia scadente,insulsa e quanta mancanza di una vera fede,di un vero credo politico sta dimostrando la loro pur giovane classe di governo.Perciò è stato facile per la BBC scrivere che:"La sindaca di Roma Virginia Raggi ha assunto l'incarico con la promessa di aprire una nuova era per la politica della città,ma le 5 Stelle stanno imparando una lezione dolorosa:è più facile essere un movimento anti-establishment che essere l'establishment".E anche "Avvenire"l'ha messa giù dura:"i metodi dei 5 Stelle non hanno niente da invidiare a quella che i membri del direttorio 5 Stelle sono soliti chiamare "la politica dei vecchi partiti".Questa poi:essere accostati a DC,PCI e PSI!E intanto rimangono i problemi di sempre:un bilancio disastrato(anche se ereditato dalle precedenti corrotte amministrazioni)una viabilità da terzo mondo,la gestione dei rifiuti,una macchina burocratica lenta e inefficiente.Ed il "nuovo" non si vede.Anche con le 5 Stelle le cose non cambiano,non si viene fuori dal buio della lunga "notte" romana;ed anche con le 5 Stelle non si riesce ad "uscire a riveder le stelle".

01 settembre 2016

DI SETTEMBRE

RISENTIRTI OGGI,RISENTIRTI DI SETTEMBRE
MA "SENTIRTI" SEMPRE,"SENTIRTI" COME ALLORA

23 agosto 2016

LA STRAGE DEGLI INNOCENTI




Potrebbe essere poco più di un bambino,tra i 12 e i 14 anni,l’autore dell’attentato suicida che l'altro giorno ha colpito in una festa di nozze nella città turca di Gaziantep e che ha causato 51 morti e quasi 100 feriti.Il giovane attentatore,che probabilmente indossava un gilet esplosivo,E' STATO FATTO saltare in aria a distanza in mezzo a centinaia di persone,tra cui molte decine di bambini,dagli uomini dello Stato Islamico.Ormai è evidente la nuova "strategia" dell'Is.Usano i bambini perché sono un simbolo di innocenza ed è più facile farli passare attraverso i controlli.I terroristi fanno leva sull’indulgenza delle sentinelle o del servizio di sicurezza,ritenendo che davanti a un minore l’attenzione della guardia sia meno forte.Ed eccoli saltare per aria questi bambini:fatti saltare in aria tra la folla in Medio Oriente,in Africa o in Afghanistan.Due volte vittime:prima reclutati con la forza,poi costretti a indossare cinture esplosive,quindi,innocenti,mandati a morire tra gli innocenti.E’ dunque a questo che è arrivata la codardìa e la vigliaccheria del califfato:gli uomini dello stato islamico adesso proseguono il loro "martirio" affidandosi al martirio dei bambini.E sono poco più grandi i ragazzini che l’Isis mette alla guida dei veicoli-bomba utilizzati in Siria o in Iraq.In alcuni casi ci sono stati bambini-bomba di appena 8 anni.Portati a coppie vicino a un mercato e poi fatti detonare.Per l’accompagnatore sono come dei robot,macchine per uccidere,non essere umani,poi tramutati in bombe che camminano.E con loro viene assassinata la loro infanzia. 
E poi c'è un altro massacro dell'infanzia.Il massacro dell'infanzia come quella di Omran,quel bambino siriano,salvato dalle macerie dopo un devastante attacco aereo su Aleppo.Con quel suo piccolo visino immobile,stordito,incapace di capire perché tutto questo è accaduto.Nel video da cui è stata estrapolata l'immagine,si nota Omran che viene sollevato da un soccorritore e poi viene trasportato all'interno dell'ambulanza in attesa di essere medicato.Prima si mette una mano sul viso ricoperto di sangue e poi accarezza il sedile lindo dell'ambulanza.Omran,5 anni,è coperto di polvere,è stordito e con la manina si toglie il sangue dal volto.Certo,per Omran è stato diverso:la sua famiglia,la sua infanzia,è stata distrutta dai bombardamenti russi e siriani.Ma la sostanza non cambia.Anche qui hanno distrutto il diritto ad essere bambino,il diritto a vivere la gioia dei giochi dell'oggi,i sogni del futuro.Alla fine è sempre il diritto ad essere bambino,è sempre il diritto a sognare che viene massacrato,in un modo o nell'altro.Le immagini di Omran sono oramai divenute virali,corrono su tutto il web.Ma oltre quelle immagini in realtà,non sappiamo molto di lui.Possiamo però immaginare che anche lui,potrebbe essere un figlio nostro,come poteva esserlo Aylan,il bambino morto naufrago su una spiaggia della Turchia,come lo sono gli altri bambini morti nei gorghi del Meditarreneo,mentre fuggivano dalle zone di guerra.Tutti bimbi morti per questa sporca guerra che non finisce mai.E' questa schifosa guerra,sono gli  sporchi interessi economici delle nazioni ad essere responsabili di questo immane crimine contro l'Umanità di un Mondo bambino,ad essere colpevoli di questa strage d'infanzia.Che costringono bambini a uccidere(anche)bambini.E mentre qui,in Occidente,magari ci commuoviamo per qualche momento,a guardare le immagini di Onram,lì in Siria,in Iraq,in Libia,in Afghanistan i bambini continuano a morire,senza che le nostre coscienze s'indignino più di tanto.E ci meravigliamo,poi,se certe parole le sappia dire solo un'altra bambina,le sappia dire solo Malala?

29 luglio 2016

QUESTI PRIMI 40 ANNI



In un tempo di comunicazioni "on line",di scrittura "on the wall"e di "cinguettii",di cellulari supertecnologici,di SMS,Whatsapps e Skype,il ricordo di "quel" giorno è passato sotto silenzio.Eppure "quel" giorno fu un giorno importante.Il 28 luglio 1976 si son celebrati i 40 anni dell'emittenza delle radio libere italiane.40 anni fa la Corte Costituzionale,con sentenza 202 del 1976,liberalizzava l’etere,mettendo fine al monopolio dell’emittente di Stato.Ma già prima di quella data,le radio libere(che operavano "clandestinamente")erano divenute il megafono della protesta(come Radio Alice a Bologna) o dell’impegno contro la mafia(come Radio Aut di Peppino Impastato in Sicilia).Ma più in generale,cosa hanno significato le Radio Libere per l’Italia?Tra le tante rivoluzioni avvenute a cavallo degli anni settanta e ottanta(ad esempio i referendum su divorzio e aborto),quella innescata dalla sentenza 202 della Corte Costituzionale ci ha permesso di essere più liberi e informati.Ha consentito che le porte del pluralismo si aprissero.È stato un momento di rottura,considerato il contesto storico in cui sono nate.Hanno posto fine al monopolio della RAI,sia dal punto di vista tecnologico che dell'informazione.Fino a quel momento nessuno poteva installare trasmettitori,né diffondere un segnale radio.Movimenti e partiti politici,gruppi di giovani che non si sentivano rappresentati dalla programmazione antiquata della RAI e che volevano dire qualcosa di più,scelsero la radio come mezzo di comunicazione per la sua immediatezza,per la sua diffusione e la possibilità di coinvolgere il pubblico su vari temi.Insieme al microfono e al giradischi,infatti, ogni emittente era dotata di telefono,strumento indispensabile per interagire,per creare dibattito, per essere più vicini alle persone.L’informazione locale era al centro delle trasmissioni e finalmente qualcuno si rivolgeva al territorio,si avvicinava ai veri problemi della gente.Anche la cultura musicale in Italia ha subìto una grande evoluzione grazie alle radio libere.Grazie alle radio libere certi generi musicali,come il rock,il beat o il punk,che non trovavano spazio nell'antiquata programmazione RAI,potettero raggiungere un pubblico ampio.All'epoca gli studi venivano allestiti in soffitte,in cantine;il banco della messa in onda era composto da registratori e giradischi,portati da casa da chi trasmetteva.Presto  emerse un aspetto importante:chi pagava le bollette,l’affitto di uno spazio,i dischi,le attrezzature che nel tempo venivano aggiornate?Si rese così necessaria la raccolta pubblicitaria,che in un primo momento fu la sponsorizzazione dei singoli programmi in diretta.
Dopo 40 anni si può dire che solo le radio private che non fanno parte(con tutte le difficoltà che la cosa implica)di circuiti o di grandi network sono le vere eredi delle radio libere:non hanno colore politico,legami con le case discografiche,limiti sui contenuti da trasmettere.Rappresentano il territorio e gli danno voce.Questo è il passato,ma in fondo,anche la prospettiva futura per le radio private.Nonostante tutte le nuove tecnologie,nonostante ogni tipo di "connettività",di "messaggisitica" in rete o con cellulari di ultima generazione,la radio avrà futuro se mantiene quella sua peculiare "specificità":la vicinanza al territorio,la comunicazione di prossimità.Avrà futuro se darà voce diretta alla gente comune,al cittadino e alle sue necessità,se ascolterà le collettività locali. "Basterà" che mantenga una voce libera,una libertà di idee,non omologata a niente e nessuno.Basterà "soltanto" che sia una radio libera,ma libera veramente,come cantava Eugenio Finardi,proprio 40 anni fa.





24 luglio 2016

UNA STORIA BELLA





Bale,Ronaldo,Sanchez,Neymar,Higuain,Pogba,Cavani,Ibrahimovic.Per l'acquisto di ognuno di loro,le squadre di calcio italiane ed europee hanno pagato e pagano fior di quattrini:80,90,100,120,milioni di euro.Di soldi ne sono stati spesi davvero tanti negli anni scorsi e in questi anni e in questi giorni nel calciomercato pallonaro d'Italia e d'Europa.Il tutto "Per assicurarsi le prestazioni del calciatore...."(così recitano in genere i comunicati ufficiali delle Società di calcio al momento dell'acquisto del tale o tal'altro giocatore).Può non piacere,ma oggi funziona così.Tra sponsor,diritti televisivi,diritti d'immagini e tanta altra roba,è perfino difficile calcolare l'ammontare preciso del vertiginoso giro d'affari che ruota intorno al mondo del pallone.Forse sarò un po' all'antica,forse sono un po' fuori dal tempo,ma sono ancora dentro a quel tempo in cui il calcio era fatto ancora di simboli.Simboli erano quei calciatori che venivano identificati talmente tanto con la maglia che indossavano da diventarne appunto simboli quanto lo stemma,i colori e la bandiera.Questo erano per le squadre in cui militavano i giocatori che un tempo venivano chiamate bandiere.Boniperti nella Juventus,per esempio;o Rivera nel Milan o Mazzola nell'Inter.O come Gigi Riva da Leggiuno(Varese),la cui storia calcistica si fonde con la storia di tutta un'altra gente e di tutta un'altra Terra,la terra e la gente di Sardegna.Pur essendo nato altrove,Gigi Riva divenne il simbolo,anzi l'orgoglio di tutta la Sardegna.Fu una totale simbiosi quella che si creò tra la Sardegna intera e Gigi Riva.O meglio:Giggiriva per tutti.Tutto attaccato.Come in uno hashtag.Era un ragazzo schivo e taciturno il Gigi Riva di allora.Ma ai sardi quel suo essere silenzioso ma tenace e forte piacque,lo considerarono subito uno di "loro",e lui cominciò a conoscere quella terra meravigliosa e quel popolo rispettoso e generoso.Riva si rivelò presto un attaccante fortissimo,potente,veloce.E il grande giornalista Gianni Brera lo soprannominò “Rombo di tuono”, perché quando tirava in porta con forza e potenza sembrava quasi che stesse per scatenarsi un temporale.Per gli avversari,naturalmente.E Riva segnò tantissimo e coi suoi goal il Cagliari viene promosso in Serie A.Poi accade l’impensabile:dopo un secondo posto,il Cagliari vince addirittura lo scudetto.E non è solo lo scudetto del Cagliari,è di tutta la Sardegna.E di questa gente,della loro vita ancora sofferta e misera si innamorò Giggiriva.Le grandi squadre del nord non poterono non notarlo e lo corteggiarono con fior di offerte economiche ed in ispecie la Juventus.Inter,Milan,Juventus erano pronte a ricoprirlo di soldi che dal Cagliari mai avrebbe potuto avere.Ma Riva rifiuta tutte le offerte: Juventus, Inter, Milan non valgono per Rombo di tuono l’amore di quella terra,di quella gente.Così si espresse "Rombo di Tuono" nei confronti della gente sarda:“Quando vedevo la gente che partiva alla 8 da Sassari e alle 11 lo stadio era già pieno,capivo che per i sardi il calcio era tutto.Ci chiamavano pecorai e banditi in tutta Italia e io mi arrabbiavo.I banditi facevano i banditi per fame,perché allora c’era tanta fame,come oggi purtroppo.Il Cagliari era tutto per tutti e io capii che non potevo togliere le uniche gioie ai pastori.Sarebbe stata una vigliaccata andare via,malgrado tutti i soldi della Juve.Io non ho mai avuto il minimo dubbio e non mi sono mai pentito”.Non potevo togliere le uniche gioie ai pastori.Sì, certo, dissi no ad Agnelli.Cos'altro avrei potuto fare?La Sardegna mi diede una casa,un affetto immenso,una famiglia.I soldi,anche quelli.Ma l'umanità della gente, l'amore, non avevano prezzo".Una storia bella quella di Giggiriva.Altro che sponsor e diritti tv e diritti d'immagine.Ve li immaginate Neymar e Balotelli e Bale e Higuain e Pogba,Cavani,Ibrahimovic dire una cosa del genere?

17 luglio 2016

PIANTO D'UN CRISTIANO




Del disastro ferroviario in Puglia mi rimarranno negli occhi gli uliveti fitti di quella terra,il sole accecante di una  calda giornata di luglio,l'immagine delle carrozze di due treni locali,uno dentro l'altro adesso congiunti,entrambi distrutti,sventrati,squarciati.E mi rimarrà nella testa un ininterrotto gracchio di cicale.E mi resterà l'immaginazione dei pezzi di vita che in quel momento correvano su quell'unico binario su quei due treni in corsa;l'immaginare la gente che sopra i sedili di quei treni fino a qualche minuto prima parlava,discuteva,rideva,raccontava.E m'immagino i racconti dei ragazzi che tornavano dall'Università,degli esami che avevano fatti e del prof. che era tosto ma bravo e poi delle loro vacanze che stavano per cominciare,e di quei posti dove quest'anno sarebbero andati solo per qualche poco tempo di mare,non come l'altro anno,perchè la crisi c'è e la senti e la vedi,ma insomma qualche giorno di mare pure lo farò.E m'immagino quell'impiegato pendolare che quel treno di pendolari tutti i giorni prendeva;i suoi pensieri per la famiglia e per il figlio che non lavora,ma che sì,insomma,diamine qualche cosa,prima o poi,con l'aiuto di Dio,pure uscirà.E m'immagino quella coppia d'anziani che come tutti gli anni,anche quest'anno dal loro figlio in Puglia tornava.E anzi quest'anno ancora di più per vedere il nipotino che era appena nato.E mi rimarranno negli occhi,gli occhi terrorizzati di quella donna incinta,di quella vita-per fortuna salvatasi- che in sé un'altra vita portava.E mi rimarrà l'immagine del grande cuore italiano;l'immagine della tanta gente che andava verso gli ospedali a donar sangue,perchè così,forse,chissà qualche altra vita ancora si salva.E mi rimarrà l'immagine dei centomila collegamenti delle televisioni e dei telegiornali e dei servizi "in esclusiva" tv.Dei tanti(dei troppi?)inviati più o meno speciali che in mezzo alla campagna una volta di più  raccontano la strage.E mentre gli inviati parlano e intervistano i volontari e i soccorritori e le famiglie,nelle campagne girano le telecamerere e "guardano"i luoghi della strage,e inquadrano quel maledetto binario unico e quella ferraglia indistinta accartocciata e distrutta.E su ogni tv,in qualsiasi tg,sotto la voce del giornalista,mi rimarrà quel gracchio ininterrotto di cicala,che forte,sempre più forte  scende dai rami degli ulivi,quel gracchio che sembra quasi il pianto di un cristiano.