31 dicembre 2015

ALMENO FINGIAMO





E ADESSO CHE L'ANNO NUOVO COMINCIA CREDIAMO, O ALMENO FINGIAMO DI CREDERE CHE QUALCOSA CAMBI UN PO' DAPPERTUTTO, UN PO' IN TUTTE LE COSE..ALMENO FINGIAMO DI CREDERCI..., IN FONDO NON COSTA NULLA

27 dicembre 2015

DICIANNOVE E SETTANDUE





Stavo leggendo i giornali on line della vigilia di Natale e così ho appreso che "anche" lui,dopo l'allievo,se ne era andato,che era morto il professor Carlo Vittori,uno dei simboli dell'atletica leggera italiana(quella vera e pulita e perciò vincente)ma soprattutto storico Maestro di quel grande,umile,introverso"ragazzo del Sud" che fu Pietro Mennea.Tra loro si creò uno straordinario rapporto tra caratteri forti,mai domi,uno dei “binomi” tecnico-atleta più vincenti della storia dello sport italiano
Dapprima Vittori le cose le fece in proprio e le fece bene,per giunta,facendo parte della nazionale di atletica leggera per otto volte,dal 1951 al 1954,diventando campione italiano sulle distanze veloci e partecipando alle XV Olimpiadi di Helsinki come centometrista.Ma il meglio doveva ancora venire,perchè il meglio arrivò quando Vittori e Mennea si incontrarono sulle piste(allora pulite)dell'atletica leggera.Vittori e la Freccia del Sud si erano conosciuti nel 1970,e grazie a lui e alla sua ferrea volontà,l’orgoglio barlettano visse la sua età dell’oro,idealmente culminata, al di là degli straordinari successi di Pietro(il primato mondiale dei 200 metri di Messico 1979 in 19 secondi e 72 centesimi,l’oro olimpico di Mosca 1980 davanti a Valery Borzov,solo per ricordare i due momenti più alti)nella medaglia d’argento mondiale della staffetta 4×100 a Helsinki 1983,con il quartetto azzurro(Tilli,Simionato,Pavoni,Mennea, tutti allievi di Vittori) incastrato tra  Stati Uniti di Carl Lewis e le maglie rosse dell’URSS.
Forse,chissà,da quel 21 marzo 2013,da quando Pietro Mennea fece l'ultima sua corsa lassù,Carlo Vittori ha continuato a seguirlo fino all'altro giorno quando ha deciso di lasciare la sua corsia terrena e raggiungerlo al traguardo della Vita.



Guardando quella foto che tutti i giornali hanno pubblicato con Vittori sopra una Vespa che continua  a gridare a Mennea di fare il Mennea,mi son ricordato di quel bel film di Luigi Comencini con Gian Maria Volontè e Diego Abatantuono che proprio di un "Ragazzo del Sud" parlava,che parlava di un ragazzo del Sud che correva con le urla del suo "allenatore" dentro il cuore,contro il vento e contro i Tempi:come Vittori,come Mennea.

22 dicembre 2015

I BOSCHI DELL'ETRURIA






C'era una volta la legge finanziaria,cioè(a farla breve) quella legge che prevedeva le entrate(le tasse,cioè) e le uscite(le clientele,cioè)che lo Stato avrebbe fatto nell'anno successivo.Veramente in origine la legge finanziaria serviva per diminuire tasse e uscite dello Stato,ma vabbè questo è un altro discorso.E siccome la legge doveva essere approvata entro il 31 dicembre e siccome ogni singolo parlamentare in un sistema elettorale da schifo contava qualcosa per mantenere in vita i governi,ecco che nei mesi da settembre a dicembre puntualmente partiva "l'assalto alla diligenza" e ogni parlamentare inseriva di soppiatto nella legge finanziaria qualche comma o emendamento o subemendamento nell'interesse degli italiani,naturalmente,per i votanti del proprio collegio elettorale,in realtà.E così arrivavano finanziamenti per la difesa degli allevamenti delle gallina padovane o sulla tutela della polenta Valsugana o gli incentivi per la costruzione di vaschette per i pesciolini rossi.
Ma naturalmente con Renzi tutto è cambiato,perchè è il verso che è cambiato(?)e tutto è diventato più serio.Almeno così dice lui,almeno così dicono i giornali-tappetino italiani.La Legge Finanziaria adesso si chiama Legge di Stabilità,però,strano a dirsi,pare che anche la "stabilità" di Renzi assomigli tanto alle solite grandi operazioni clientelar-assistenziale stile prima repubblica.Così,dopo decenni e decenni,ci sono ancora i soliti,eterni finanziamenti ai forestali calabresi.E il "film dell'orrore",come Tremonti definì le Leggi Finanziarie continua.Infatti che sia Finanziaria o Stabilità la vergogna continua,alla faccia della previsione proprio della legge di Stabilità che vieta che il provvedimento di bilancio contenga disposizioni localistiche o microsettoriali.Ma figuriamoci se  microsettoriali può chiamarsi una norma che attribuisce 150 milioni a Camera e Senato per soddisfare le richieste degli onorevoli,cioè ancora tante marchette parlamentari.E mica sono microsettoriali i 500 euro ai diciottenni e i 100 milioni del 2 per mille alle associazioni culturali,oppure i 9 milioni per il comune di Campione d’Italia,dove la locale casa da gioco in dieci anni ha perso 105 milioni.L'emblema,quello della casa da da gioco,della morale a doppio senso di uno Stato che mentre dice di voler colpire il gioco d’azzardo poi ripiana le perdite del casinò di proprietà di una società pubblica.E poi ancora 20 milioni per i collegamenti aerei con la Sicilia,15 del Fondo per la montagna,5 per la bonifica della Valle del Sacco,e poi ancora lo sconto fiscale sulla compravendita dei calciatori,come se ci fosse qualcosa da "scontare" in un'attività dove girano centinaia di milioni di euro.Per non parlare di briciole ancora più minute contenute in quella lista.Come i soldi per finanziare festival,cori e bande: 3 milioni in tutto.O il milioncino al Club alpino e al Centro ricerca Ebri,i 500 mila euro alla Fondazione Maxxi e all’Istituto Suor Orsola di Benincasa, i 300 mila per la sopravvivenza della società Dante Alighieri,fino ai 70 mila al museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata.Con il piccolo particolare che le norme di salvaguardia(aumento dell'IVA cioè)sono dietro l'angolo pronte per essere applicate dall'Europa.Ma tutta questa cosa è invece davvero esaltante per la grande stampa italiana,sempre in ginocchio davanti al ducetto di Firenze.
Una cosa non ha previsto il Governo Renzi nella Legge di Stabilità:non ha previsto come andranno a finire le mille storie,diventate tragedie,dei piccoli risparmiatori della Banca dell'Etruria.In compenso,però,Renzi ha previsto un'altra cosa:la "salvaguardia" e la "tutela" dei Boschi dell'Etruria.


 

      

14 dicembre 2015

PURE ANCORA SIAMO


Bello quando quella vita nostra era...
la mia, la tua, la stessa...
era vita altra
quella vita nostra
"sentirci" noi;esser sordi e ciechi degli altri...
solo tu,solo io significavamo
alcun senso il resto;
che nessun POI avuto avremmo
solo Follia sembrare poteva;
così tu pensavi, così io pensavo,
perchè solo il sempre,solo il mai per noi esisteva;
Eppure, dietro quell'angolo
di vita,quello che non credevamo accadde
e proprio quella Follia avvenne...
e quell'esser nostra vita altra cadde....
noi-divisi-al Reale fummo costretti... 
Tu ora in diversa altra terra di vita
con gente altra e diversa,
io dentro altri più deboli giorni
Ma in quei rari,rapidi vedersi di adesso
pure uguale rimane il "sentirsi" di allora
Follia niente dunque potette
il Miracolo è che di nuovo
tu,ed io,e noi come allora ancora siamo....


07 dicembre 2015

IL TEMPO DI ADESSO


Il 10 dicembre,giorno della morte di Alfred Nobel, Svetlana Aleksievic,riceverà il Premio Nobel per la letteratura 2015 per il suo libro:"Tempo di seconda mano.La vita in Russia dopo il crollo del comunismo"(Bompiani editore).Il libro fa riemergere memorie e macerie,materiali e spirituali,della storia russa recente. In esso e con esso torna prepotente la differenza mentale e culturale tra il «prima»,rappresentato dagli anni dell'Utopia e dell'Idea comunista e il "dopo" rappresentato dalla fine dell’Urss.Il libro è' come un romanzo,ma non è un romanzo.Potrebbe,invece,essere catalogato-come dice l'autrice-una specie di studio di una specie umana tutta particolare apparsa e (forse) dissoltasi nel corso del XX secolo:l’homo sovieticus,ossia il prodotto di settant’anni di laboratorio marxista-leninista.Una specie inconfondibile,diversa da tutte le altre,con un suo vocabolario,una sua idea del bene e del male,i suoi eroi e i suoi martiri,le tragedie che quella specie del genere umano ha vissuto,dalla guerra afghana al disastro di Cernobyl,sulle quali l'autrice ha scritto altri due suoi libri:"Ragazzi di zinco" e "preghiera per Cernobyl".
La Aleksievic rileva le tracce della civiltà sovietica ma non pone domande sul socialismo;"ascolta" e registra,col proprio magnetofono,la miriade di testimonianze, e racconta come questo homo sovieticus abbia reagito di fronte alla libertà inaspettata che si è a un tratto trovato davanti.Le vicende politiche e sociali del Paese vissute con Eltsin e Gorbaciov portarono alla fine della censura,alla liberazione dalle pastoie burocratiche,all’arricchimento vertiginoso, alla sensazione che il futuro stesse dietro l’angolo e che tutto fosse a portata di mano. Un’ubriacatura,un disorientamento che si vedono attraverso mille ricordi di mille persone diverse,dalle più alte cariche della nomenklatura, come quelle dei burocrati del Cremlino o del generale Achromeev,morto suicida proprio per la sconfitta del comunismo,a intellettuali,studenti, alle classi più umili di contadini e operai.
Tra tutte queste voci,l’autrice coglie una voce più grande e unitaria:la"forte domanda di Unione Sovietica"manifestatasi nella società russa negli ultimi anni,anche da parte di chi della dittatura sovietica è stata vittima."Rinascono-scrive la Aleksievic-idee di vecchio stampo:quella del grande impero,del pugno di ferro,della peculiare via russa… E invece del marxismo-leninismo,l’ortodossia".Questo libro è importante perché ci aiuta a capire i giorni presenti,il tempo di adesso.Perché ci mostra come,attraverso il marasma degli anni Novanta,l’homo sovieticus sia giunto fino a noi.Perché cosa altro è Putin,se non l’homo sovieticus riplasmato attraverso la distruzione dei valori del postcomunismo?Non a caso la mobilitazione generale per la guerra in Ucraina ha ricompattato il consenso neo-sovietico.Vien da chiedersi,quanto ci sia di nostalgico in tutta questa vicenda."L’immobile mongolo",aveva scritto Marx."Sono passati cent’anni -annota la Aleksievic - e di nuovo il futuro non è al suo posto.Siamo entrati in un tempo di seconda mano».