26 giugno 2014

L'INIZIO DELLA FINE



Cent'anni fa,nel 1914,cominciò la I Guerra Mondiale e cent'anni fa finì l'Europa.L'Europa storicamente intesa come centro del mondo e faro della civiltà universale.Il 1914 è una data memorabile e funesta per l'Europa.Oswald Spengler scrisse "Il tramonto dell'Occidente".Ma forse il titolo della sua grande opera doveva essere un altro:"Il tramonto dell'Europa",non dell'Occidente.Infatti proprio dopo la "Grande Guerra" gli Stati Uniti divennero e ancora sono il fulcro del mondo.Come pure ancor'oggi è evidente la vitalità del Sudamerica, la crescita del Brasile,ed il papato argentino vorrà pur dire qualcosa:sono tutti segni,questi,di un Occidente che non tramonta.Fu l'Europa invece a tramontare con la Prima guerra mondiale che scoppiò nell'estate del 1914.Essa fu davvero funesta per i destini della civiltà europea.Dalla prima guerra mondiale nacque infatti il comunismo e poi il nazismo,e in Italia il fascismo."La luce si sta spegnendo in tutta Europa e non la vedremo più riaccendersi nella nostra vita" scrisse l'allora ministro britannico,Edwuard Grey.
A guardar bene l'Europa si è unita(?) quando aveva già cessato di essere culturalmente  vivente.S'era spento già da tempo il fuoco vivo che l'animava;alla fin fine si è fatta un intervento su un corpo esanime,così come si ricompone un cadavere nell'obitorio dell'economia.Si è fatto un cinico baratto tra civiltà e contabilità.La cultura europea dei giorni nostri è quella delle banche e della grande finanza,le cui fila sono tirate da quella specie di "Spectre" governativa tedesca.E la Grande Ipocrisia,la Grande Demagogia che si è spacciata in tutto il Vecchio Continente,specie durante questa crisi economica,è stata quella secondo la quale solo con l'Europa unita si poteva superare la crisi,solo nell'Europa unita ci sarebbero state sorti "migliori e progressive" per le genti europee:falsità,solo falsità consapevolmente e volutamente usate per nascondere i giochi politico-finanziari che sulla pelle del "cives" europeo si stanno giocando.A pensarci bene c'era molta più Europa quando le nazioni europee si avversavano nei loro nazionalismi piuttosto che adesso;c'era più scambio tra le culture e le letterature nazionali al tempo dei nazionalismi(basti pensare ad Hemingway,a Freud,a Joyce,a Musil,a Svevo,a D'Annunzio)che dopo la pax mondiale e l'unione europea. Che rappresenta oggi l'europarlamento per i popoli europei?Meno che niente.Oggi quello che davvero conta è l'economia,la finanza,la Banca centrale europea.E questo rappresenta il totale fallimento dei trattati di Scenghen,Maastricht e soprattutto di Lisbona che avrebbe dovuto recuperare l'identità culturale e religiosa europea.
Sì,è giusto commemorare questo centenario,ricordare la tragedia della Prima guerra mondiale.Ma nelle commemorazioni c'è,purtroppo,anche la presa d'atto del declino d'Europa.Oggi Bruxelles e Strasburgo sono ridotti a salotti nobili dove si svolgono astratti e magniloquenti discorsi sull'unità dei popoli europei.In realtà l'Europea è diventata periferia del mondo.Già negli anni '50 assisteva inerte al bipolarismo Usa-Urss.Ed ancora oggi è succube e sottomessa alla cultura islamica,così come aveva previsto fin troppo facilmente,Oriana Fallaci.
L'inizio della Grande Guerra era in realtà l'inizio della fine dell'Europa.Era la fine di quella civiltà per secoli chiamata Europa.Al di là di ogni falsa ideologia europeistica,al di là di inutili ipocrisie e demagogie,fuori da ogni grottesco revanscismo,è questo di cui bisogna prendere atto:l'inizio della Grande Guerra ha segnato la fine culturale dellEuropa,il declino dell'Europa.Chissà.Forse un giorno l'Europa risorgerà,nella memoria di quello che fu.Ma oggi no.Oggi l'Europa è   nelle mani di banche e finanza e burocrazie affaristiche senza anima e senza scrupoli,che hano affossato ogni tipo di cultura europeistica.Chissà se un giorno risorgerà la civiltà dell'Uomo d'Europa.Oggi è solo la memoria di quella civiltà che si può commemorare..

24 giugno 2014

LA MANO SINISTRA (E QUELLA DESTRA)





Sì,certo.La Chiesa era stata coivinvolta in scandali anche di notevole gravità ed aveva perciò bisogno di un cambiamento profondo,radicale che riportasse l'istituzione religiosa più vicino alla gente.Sotto questo aspetto l'elezione di Papa Bergoglio è servita senz'altro a riavvicinare effettivamente la Chiesa al suo popolo.Ed infatti Papa Francesco è un Papa che piace alla gente.Questo è un dato di fatto indiscutibile.Eppure in un Paese come l'Italia dove si ragiona con un pensiero "unico" dove vale solo l'assioma del "politically correct",ecco in questo Paese credo,da laico ma anche da credente,che si possa dire qualche cosa "contro Garibaldi",dicendo cioè,qualche cosa di diverso nei confronti di quelle persone di cui si DEVE "per forza" dire bene.
In effetti questo Papa piace e "vuole" piacere al mondo.Piace in ogni caso alla intellettualità dei salotti buoni,quelli rossi,che si ritiene sempre depositaria di tutte le verità,e che ritiene questo Papa "progressista e di sinistra".
Questo Papa piace forse perchè e lui che vuol piacere al mondo.Dice al mondo le cose che il mondo vuol sentirsi dire:"bisogna essere buoni,comprendere tutti,non giudicare nessuno".Ma queste cose non sono nuove.Le hanno dette tanti altri Papi,soprattutto le ha dette un "Signore" vissuto qualche millennio fa.Papa Bergoglio vuol piacere al mondo,quando spedisce in giro elemosine(lasciando sempre che la notizia sia rilasciata con ampiezza di informativa ai media)oppure quando decide di andare ad abitare nel convento di S.Marta invece che in Vaticano,o quando usa un auto comune,o quando porta da sè la borsa da lavoro su per la scaletta dell'aereo.Tutti gesti troppo ostentatamente pubblicizzati.Sinceramente a me,credente,non piace questo Papa quando telefona o scrive alla gente più impensata.E non piace quando si fa intervistare da Eugenio Scalfari(il Papa rosso così adorato dalla sinistra italiana).E sinceramente vedere il Papa Francesco sulla copertina del "Time" come uomo dell'anno,allo stesso modo di Steve Jobs o Gorbaciovi o Mario Monti,beh a me,da credente,questo disturba un pò;perché un Papa non può essere l’uomo dell’anno ma "solamente" l’ambasciatore di una speranza di paradiso oltre la morte.

Non mi piace Papa Francesco quando se la prende con la teoria liberale per la quale,invece,ciò che conta è produrre onestamente ricchezza in libertà di mercato e assenza di vincoli statalisti-burocratici,in modo che questa ricchezza scenda a cascata lungo i rami dell’albero socio-economico,e produca condizioni favorevoli anche per le classi meno abbienti.E sinceramente,da credente,non mi piace quella-come chiamarla?-sicumera con cui sostiene queste teorie e spacca giudizi politici ed economici senza preoccuparsi del confronto con chi la pensa diversamente.No.Da laico,ma anche da credente,non mi piace Papa Francesco proprio perché piace alla gente che piace:progressisti e statalisti devoti,che hanno già "iscritto" Bergoglio nei partiti radical chic della sinistra italiana,con la tessera ad honorem di Papa “di sinistra”.

Non mi piace,Papa Francesco quando si domanda(ad esempio, a proposito dell’omosessualità): “chi sono io per giudicare?”.Non è questo un pò lavarsi le mani difronte ai problemi di una società complessa e problematica come quella dei giorni nostri?Perché un papa non dovrebbe giudicare?Non deve egli indicare e dettare al popolo di Dio le direttive proprie della comunità cristiana?

No.Non mi piace Papa Francesco quando grida “vergogna!” agli occidentali per i tragici naufragi dei clandestini disperati e non anche ai nuovi mercanti di schiavi,dimenticandosi di ringraziare l'Italia che di accoglienza ne ha data sin troppa e,nell'indifferenza(voluta)più totale dell'Europa,si trova a gestire da sola un problema esplosivo come quello degli immigrati.
Ecco perchè a me,credente,questo Papa e la pubblicizzazione delle sue attività non piacciono.Forse qualche parola in meno,qualche silenzio in più non guasterebbero.In fondo quel "Signore" vissuto qualche millennio fa diceva:"non sappia la mano sinistra ciò che fa la destra".Ci vuole,per quel "Signore",un atteggiamento discreto,un distacco totale nella gratuità dell'amore di chi crede in Dio.Il versetto di Matteo(6,1-4)invita a non sbandierare,a non pubblicizzare il bene che si fa.Perchè,dice il Vangelo,se cerchi "approvazione" dal mondo tutto viene rovinato.No.Per quello che conta,per quello che vale,a me,da credente,questo Papa non piace.

20 giugno 2014

E' QUESTO IL TEMPO




ALTRO TEMPO IL TEMPO CON TE.......

IL FASCISMO DEGLI ITALIANI


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Il 19 giugno 1901 nasceva a Torino Piero Gobetti.Il suo pensiero potrebbe essere visto sotto diversi aspetti e da molteplici prospettive,tanto ampio,poliedrico,multiforme fu l'intelletto del personaggio.Gobetti fu infatti critico letterario,acutissimo teorico e osservatore politico.Fu editore e fondò la famosa rivista,"Rivoluzione Liberale",così tanto temuta dallo stesso Mussolini e sulla quale scrissero nomi come Croce ed Einaudi.Ma qui si cerca di vederlo solo per le sue posizioni politiche e culturali verso il "fenomeno" del fascismo.Gobetti vede il fascismo non solo come regime violento,autoritario,antidemocratico.Egli,invece,lo inquadra come fatto eminentemente nazionale,specificamente italiano.Per Gobetti il fascismo è l'"autobiografia" della nazione, qualcosa che non poteva non essere proprio di questa nazione,qualcosa che nasce nello stesso corpo sociale italiano.Una visione,questa,fuori dalla solita retorica antifascista(così presente ancor'oggi in Italia)secondo cui il fascismo fu l'occasionale presa del potere da parte di uno sparuto gruppo di persone che si impose al paese con la violenza.Ma se il fascismo si afferma nella società italiana,ciò è possibile per Gobetti perchè quella italiana è una "democrazia imperfetta".Il fascismo è negazione della democrazia,è ovvio.Ma "Democrazia",per Gobetti,non è solo rispetto delle opinioni altrui o difesa della legittimità di ogni forma di pensiero.Democrazia è anche "partecipazione",dibattito di idee,magari anche scontro delle idee,ma comunque presenza delle idee,dalle quali deriva il coinvolgimento di tutti nelle scelte democratiche.Se c'è apatia,indifferenza,accettazione passiva non c'è,non può esserci democrazia.Ma democrazia presuppone anche qualche cosa d'altro e qualche cosa di ancora più impeganativo:l'assoluta,ferrea coerenza rispetto alle proprie idee.E nel popolo italiano specialmente questo secondo elemento è venuto spesso a mancare ed anche ai giorni nostri tuttora manca .Questa condizione culturale e politica degli italiani determina la "democrazia imperfetta".La ragione per cui il fascismo trovò strada facile nel diffondersi va ricercata nel fatto che esso riguarda la questione della coerenza.Il fascismo nasce da un'unanimità consenziente,una dimensione in cui tutti sono d'accordo su tutto e in cui,di fatto, si rinuncia alla dialettica democratica.
[...]il fascismo è stato qualcosa di più;è stato l'autobiografia della nazione. Una nazione che crede alla collaborazione delle classi; che rinuncia per pigrizia alla lotta politica,è una nazione che vale poco (da "L'Elogio della  Ghigliottina)
Rileggendo Gobetti  non si può non pensare che il fascismo non è superato:è stato semplicemente rimosso dal paese e che in qualche modo esso alligni ancora nelle nostre carni.Perchè anche oggi,ancora oggi in Italia c'è una "democrazia imperfetta".Perchè anche oggi,ancora oggi,in "questa" Italia,regna sovrana la cultura dell'apatia,dell'indifferenza,dell'accettazione passiva.Perchè anche oggi,ancora oggi,in Italia c'è l'incapacità a sviluppare un "pensiero pensante" un pensiero critico contro il "pensiero unico" del vincitore.Perchè anche oggi,ancora oggi in Italia trionfa il "conformismo delle idee e dei valori",di chi sa subito "acconciarsi" al pensiero e alla volontà del vincitore rispetto alla parola "coerenza".Cosa che il liberale Gobetti mai fece,mai avrebbe fatto.



13 giugno 2014

VI DARO' TUTTO.....


AD APRILE FARO' QUESTO,A MAGGIO QUELLO E A GIUGNO QUESTO E QUELLO...E MAGARI ANCHE TUTTO, TANTO IL POPOLO(PAGANTI,CASPITA SE PAGANTI)APPLAUDIRA' LO STESSO.PER LA VERITA' NON E' CHE POI SI SIA VISTO MOLTO DEL TANTO PROMESSO DAL NUOVO "LEADER" E SALVATORE DELLA PATRIA MATTEO RENZI (MAGARI TRA POCO CI DIRA' ANCHE CHE...DIMINUIRANO LE TASSE.EPPURE L'ITALICA GENTE CONTINUA AD OSANNARLO,A RINGRAZIARLO E AD INVOCARLO,COME ACCADEVA NEL "NERONE" DI PETROLINI.....CHISSA' SE TRA L'ITALICA GENTE C'E' ANCORA QUALCUNO CHE CONOSCA LINGUE DIVERSE DA QUELLA "RENZIANA", L'UNICA OGGI PARLATA IN ITALIA...... 

12 giugno 2014

THIS IS THE PROBLEM



Una "neverending story" è quella degli scandali politico-economici in Italia.Un intreccio perverso di interessi,affari,connubi tra poteri politico,finanziario,bancari ed industriali che dura da 50 anni.50 anni di scandali.Gli scandali Eni e Montedison,per esempio.Oppure lo scandalo Sindona e quello della P2.Quello della Parmalat,fino alla stagione di Tangentopoli,con la quale sembrava chiuso il periodo della corruttela della Prima Repubblica.Ed invece no.Dovevano venire ancora altri scandali :quelli dei Paschi di Siena,dell'Expo di Milano,del Mose di Venezia e tutti quelli di tutte le Regioni d'Italia.Ed ogni volta il potere politico(lo stesso,cioè,sempre coinvolto in quegli scandali)promette una palingenesi,una "autopurificazione,la ricostruzione di una pubblica moralità,mediante "altre,nuove e diverse" regole e leggi come se quelle esistenti fossero poche.Anche gli ultimi 3 governi,tutti senza legittimazione,tutti senza consenso popolare(e quindi tutti senza controlli)hanno percorso questa strada.Il governo Monti emanò la legge anticorruzione per ostacolare ogni tipo di "sviamento" dalle regole delle Amministrazioni d'Italia.Il governo Letta emanò la legge Severino,una legge che qualificare assurda e grottesca è dire poco.E adesso  arriva Renzi con le sue Autority ed i suoi commissari anticorruzione.Incredibile.Per combattere la corruzione si nominano commissari che controllino la pubblica moralità.Roba da soviet.Ma è mai possibile,serio,imporre per legge una morale di Stato?Una morale ed una moralità di Stato che conduce dritti allo stato etico,e da qui alle sue conseguenze:autoritarismo e repressione.No,nè di "commissari" nè di Autorità della pubblica moralità c'è bisogno.E' altro,invece, che i politici devono scrivere nelle carte(già troppe)sulla moralizzazione della politica.Quello che è veramente importante è la necessità di avere uno “Stato minimo”,il meno possibile "presente" nella vita del cittadino.Ed in Italia,invece,lo Stato è invasivo ed onnipresente.E non si contano le imprese controllate dallo stato come Eni,Snam,Enel,Trenitalia,Terna,Poste,Finmeccanica,Fincantieri,tutte le banche gestite dalle Fondazioni pubbliche(mai sentito parlare di una roba del tipo Monte dei Paschi di Siena?).E poi gli affidamenti "in house" ad una miriade di aziende esterne,e poi la Cassa Depositi e Prestiti con la selva di società partecipate.E poi le attività formalmente "private",ma in mano ai partiti,come le cooperative rosse,la galassia di Comunione e Liberazione.Questo mondo "divora" i 2/3 dell’economia italiana.Altro che "Stato minimo".Ecco come si alimenta la corruzione.Quanto maggiore è la porzione di economia gestita da burocrati e politici,tanto più vasto è il brodo di coltura del malaffare.Alcuni dati sono significativi:Transparency International pubblica un confronto internazionale sulla corruzione. Tra gli Stati meno corrotti ci sono i paesi dove lo Stato è meno invadente: Danimarca,Finlandia,Svezia,Norvegia,Svizzera,Olanda,Australia,Canada.In fondo alla classifica,invece,ci sono regimi come lo Yemen,il Congo,l’Iraq, l’Afghanistan,la Siria,Haiti insieme a paesi con regimi autoritari,autocrazie di stampo socialistoide come il Venezuela.All’ultimo in assoluto Corea del Nord,faro del comunismo.L’Italia è a metà classifica,al 69mo posto.E per questo che i Fiorito,i Lusi,i Belsito,si moltiplicano dappertutto:in Italia lo Stato non è nè minimo nè leggero.Lo Stato è soffocante,autoritario con i deboli,vigliacco con la nomenklatura.E la corruzione dilaga proprio dove la mezza tacca di burocrate deve concedere l’autorizzazione anche per andare in bagno.Senza dimenticare che in Italia le grandi banche,i fondi pensione,il risparmio gestito sono in mano a politici (o ex politici)e sindacalisti.Lo "Stato minimo",dunque.Ma quando tutto decide lo Stato,senza riguardo per i diritti dei governati, inevitabilmente si creano commistioni incestuose tra grandi imprese e politica."Stato leggero",dunque,Stato liberale,perciò.Ma questo Paese liberale veramente non è lo mai diventato."This is the problem".

07 giugno 2014

IL VERSO NON CAMBIA


Niente da fare.Proprio non c'è verso di cambiare verso a questa Italia,così come prometteva Matteo Renzi col suo slogan.Tutti le slide,i tweet,le promesse di Matteo non sono servite a niente.Nemmeno è servito il 40% dei voti delle europee.Il verso non è cambiato per niente.Ed infatti sono arrivati "quelli" del rating,quelli di"Standard & Poor's che,evidentemente,danno valore meno che zero alle slide e ai tweet renziani.Standard & Poor's ha in sostanza detto che le cose in Italia continuano a non andare bene,al contrario di quanto dice Renzi.Il Premieri ha promesso di fare tante cose ma lui stesso sembra aver  perso il filo del ragionamento riformista e la tempistica mensile nella quale aveva detto che avrebbe riformato.Ma intanto i mercati non aspettano.E poi.Che tipo di riforme saranno?Perchè se le riforme di Renzi saranno tutte come quelle del "Job's Act",che partito bene è stato poi completamente stravolto(in pejus)dai sindacati,è meglio non farle queste tipo di riforme.E così Standard & Poor’s,nella sua valutazione di affidabilità della nostra economia,ha confermato il poco lusinghiero rating "BBB" e(cosa ancor più negativa)con un outlook negativo;gli americani prevedono cioè che tra 3 mesi,le cose saranno ancora(se non più)negative,con ulteriori revisioni al ribasso del rating e inevitabile "downgrade".Downgrade economico,cioè ulteriore perdita di credibilità nella possibilità di ripagare il debito sovrano.Ma downgrade anche politico,come poca affidabilità,poca credibilità sulla serietà delle politiche economiche del governo italiano.E questo mentre la stessa "S & P" ha visti in positivo ed al rialzo il rating e l'outlook dell'Irlanda."Standard & Poor's" sta ancora aspettando quelle riforme "strutturali" promesse da Renzi.Riforme strutturali,figuriamoci.L'unica riforma "strutturale" finora fatta da Renzi è stata l'"obolo" degli 80 euro preelettorali,per i quali,oltretutto,ancora non si trovano le necessarie coperture finanziarie.".Insomma,"Standard & Poor's" nutre un "leggero" scetticismo circa la possibilità di rilancio dell’Italia,tanto più se si considera che “le prospettive di crescita dell'economia italiana restano deboli”.E l'Istat,con i suoi dati sulla disoccupazione ha purtroppo dato ragione all'Agenzia americana.E del "leggero" scettismo di "Standard" dobbiamo "ringraziare" anche i governi di Monti e quello di Letta,perchè se qualche "riforma"(chiamiamola così)è stata fatta(quella della Fornero,ad esempio)esse sono state un autentico disastro economico e sociale.Del resto il giudizio di "Standard" non è fatto isolato.Anche la Commissione europea ha detto che l'Italia dovrà fare,già nel 2014,una "manovra economica aggiuntiva".
E allora Matteo caro,basta con slide e "cinguettii".Smettila di fare il piacione.Con le parole sei certo più bravo di Wanna Marchi a "vendere" il tuo "prodotto",e ad "incantare" il 40% di un popolo.Ma in Europa e nel mondo non si lasciano incantare dalle tue parole,anzi.Si sono accorti che il tuo prodotto è "avariato".E già in autunno se ne accorgeranno anche gli italiani.Si accorgeranno di quanto "costano" quelle 80 euro e come costeranno Imu e Tasi e Tari e tutte le altre diavolerie che tu e Padoan vi inventerete ancora.Ed allora stop a slide e cinguettii e fine delle trasmissioni.Perchè anche le televendite ad un certo punto finiscono.

02 giugno 2014

SELFIE E DIGNITA'





Come tutti gli anni,come sempre tra mille polemiche,si è svolta la sfilata militare a Roma per la festa della Repubblica.In tribuna il solito Vecchio Bacucco del Quirinale e tanti giovani rampantini come la ministra della Difesa,Roberta Pinotti,la Ministra degli esteri Mogherini,e la Ministra COME-SONO-BELLA-IO,Maria Elena Boschi.Mancava solo la Picierno,insomma,e poi eravamo al completo.E le Ministre erano tutte intente a mostrare le loro "mise" per suscitare l'invidia delle altre,più che a pensare ai sommi destini  della Patria,tanto a quelli già ci pensa sempre il Vecchio Bacucco.E poi c'è lui,sua Eccellenza il Premier,Matteo Renzi che per raggiungere l'Altare della Patria e per farsi vedere quanto è bello,quanto è buono e quanto è bravo,ha deciso di dirigersi a piedi da Palazzo Chigi per prendersi il suo bravo bagno di folla tra strette di mano,"selfie",saluti con i passanti e anche un "batti cinque" ad un bambino che gli si era avvicinato.
Chissà quanto si è speso vien subito da pensare.Ma no,ha rassicurato la Pinotti. Non avete visto che ci sono anche le "Frecce Tricolori" che negli ultimi due anni non avevano volato per contenere le spese?Ora invece ci sono,caspita se ci sono.Siccome siamo in tempi di "spending" la Pinotti ha deciso di risparmiare anche sul fumo tricolore con i soldini degli sponsor privati,con "Fastweb" soprattutto.E poi,siccome i ministri renziani sono proprio bravi,hanno pensato di risparmiare anche sulla sicurezza.Così,invece di far fare la guardia alle tribune destinate a ospitare le autorità dello Stato all'esercito repubblicano,questa volta hanno chiamato guardie giurate private.I metronotte,insomma.Per la verità c'è stato qualcuno(i soliti incontentabili)che ha fatto notare che magari la responsabilità di gestire la parata del 2 giugno poteva essere affidata all’esercito,che qualche "attrezzatura" pure la dovrebbe avere per svolgere questo compito.Per esempio poteva essere chiamato il Genio.Ma siccome al Governo di geni ce ne sono di più,hanno pensato di fare un bell'appalto esterno del costo di un milione 800 mila euro.E l'appalto chiavi in mano comprendeva anche la fornitura dei "servizi di vigilanza",i metronotte appunto.
E mentre a Via dei Fori Imperiali tutti ridevano e festeggiavano e Mattteo Renzi proprio in quei momenti faceva il suo bagno di folla,faceva i selfie e batteva i cinque,alla Camera parlavano in videoconferenza da New Delhi i due Marò,Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.E le loro parole sono state parole dure,contro il Governo Renzi,ma anche contro il Governo Monti."Auguriamo una buona festa della Repubblica a tutte le istituzioni,a tutti gli italiani e a tutti i colleghi militari che abbiamo seguito attraverso la tv mentre sfilavano"."Ma se oggi stiamo guardando la sfilata in tv qui dall'India,è perchè noi abbiamo solo ubbidito ad un ordine"."Abbiamo mantenuto una parola,quella che ci era stata chiesta e che ancora,con dignità per la nostra nazione,per tutti i militari,continuiamo a mantenere"."Andiamo avanti-hanno continuato i duè Marò-con onore per il paese e per la nostra bandiera,per tutti i militari che stanno operando nel mondo, italiani e indiani:ognuno deve sentirsi tutelato nel suo diritto.Ma intanto sono passati più di due anni e anche quest'anno siamo costretti a essere lontani,presenti solo attraverso una webcam".
Ed intanto a Roma Renzi continuava a fare "selfie" e "batti cinque" e le Ministre Boschi,Mogherini e Pinotti continuavano a mostrare le loro "mise".Con il Vecchio Bacucco in mezzo a loro.

01 giugno 2014

VEDERE LONTANO

Foto del Senatore Giovanni MALAGODI

Ai più giovani il suo nome non dirà molto.Ma non dirà niente nemmeno alla maggior parte dell'attuale classe politica italiana,una classe politica senza ideali e senza valori,senza talenti e senza spessore etico,morale e culturale,fatta di tanti "uomini senza qualità".E invece su Giovanni Malagodi ,a 110 anni dalla nascita,c'è da dire ancora molto,ancora tanto.La prima cosa che vien da dire è ovvia,scontata,quasi banale:Giovanni Malagodi fu uno dei più grandi esponenti di tutti i tempi del liberalismo italiano.Questo lo si può dire tranquillamente,senza nessun panegirico,nessuna esaltazione del personaggio.Del resto proprio lui,proprio in quanto "liberale",proprio perchè anticonformista per formazione morale e culturale,non gradirebbe di certo qualsiasi tipo di agiografia.Ed è allora l'analisi del suo percorso politico che dimostra quanto lungimiranti e quanto attuali siano state le sue idee,la sua visione politica ed economica.Proprio quel suo anticonformismo,quella sua visione di una società liberale aperta lo fecero schierare contro l’intera classe politica di allora.E da uomo coerentemente liberale,fu l’unico ad esprimere la sua contrarietà alle politiche di nazionalizzazione e di pianificazione economica del nascente centrosinistra che tanti danni avrebbero infatti provocato al nostro sistema economico.Certo.Gli anni '60 erano erano anni di “vacche grasse”,nei quali clientelismo e spesa pubblica poterono espandersi in maniera esponenziale e (quasi)tutte le parti politiche parteciparono alla spartizione di un bottino che si prefigurava assai appetibile. Eppure Malagodi,"vox clamans in deserto",la fece quella opposizione,a costo di alienarsi simpatie politiche o di corporazioni.
Malagodi,però,non ebbe modi vedere diversi,"liberali"solo in economia.Nell’Italia benpensante e cattolica degli anni ’60 fu tra i pochi a parlare di quello spauracchio,di quel tabu chiamato “divorzio”,una parola all’epoca impronunciabile anche nel P.C.I.Grazie al suo impegno,il Pli fu il primo partito a pronunciarsi per l’introduzione del divorzio e a condurre una lunga battaglia conclusasi 8 anni più tardi con il voto del referendum.Ma forse la cosa che dice quanto fosse intellettualmente e politicamente "visionario" fu la sua previsione sul progetto di istituzione delle Regioni.Se solo si pensa ai costi che tali Enti hanno portato alle tasche del cittadino,e di quanto tali Enti abbiano favorito il processo di degenerazione morale,di affarismo e corruzione del nostro Paese,si comprende quale sia,anche qui,l'attualità di Malagodi.Sfogliando alcuni suoi libri("Massa-non massa","La questione liberale")ho trovato un suo discorso pronunciato nel lontano 8 marzo 1962 (!):un discorso che sembra scritto oggi.Già 52 anni fa,lui,Giovanni Malagodi,aveva visto giusto,aveva visto lontano:

 "Le regioni significano un’immensa spesa!E credo veramente che ci vogliamo prendere in giro fra noi se immaginiamo che,mentre il Comune di Roma spende 70 miliardi e quello di Milano più di 100 miliardi all’anno, per le regioni, tutte insieme, possiamo cavarcela,così come in questa Aula è stato detto,con la modica spesa di 57 miliardi all’anno. [...]Avremo invece una doppia burocrazia. [...] Anche quando si sono fatte le regioni a statuto speciale si è detto che si doveva riempire i ruoli con funzionari dello Stato,con personale già in servizio;al contrario, si sono aggiunti nuovi uffici statali per esercitare quegli scarsi controlli,che, nonostante tutto, la Costituzione permette ancora di esercitare.Ed è inutile che si venga a dire:ma noi faremo degli organi di semplice decentramento [...].Sono cose che costeranno nuove tasse e nuovi debiti, che sono economicamente dannose e socialmente inutili;sono cose che servono soltanto per iniziare la liquidazione dell’economia di mercato [...].